Va detto che ad Anassimene bastava poco per capire che l’acqua, evaporata, non è in grado, una volta ricondensata, di tornare al volume dell’acqua di partenza. L’aria invece non subisce, a occhio nudo, delle variazioni tali che ne modificano la sostanza originaria. L’aria, condensandosi, diventa acqua, poi terra, mentre dilatandosi o rarefacendosi, diventa fuoco, ma la sua mobilità le impediva –
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Aristotele credeva che l’etere fosse eterno, immutabile, senza peso e trasparente. Proprio per l’eternità e l’immutabilità dell’etere, il cosmo era un luogo immutabile, in contrapposizione alla Terra, luogo di cambiamento. Secondo gli alchimisti medievali, l’etere sarebbe il composto principale della pietra filosofale. Essi indicarono con l’etere o quintessenza la forza vitale dei corpi, una sort
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Secondo Averroè, non esisteva nessuna conflittualità tra filosofia e religione, anche perché le divergenze che eventualmente potevano essere rintracciate erano dovute unicamente a interpretazioni diverse, o a vie differenti percorse per arrivare alla medesima verità: la via filosofica, destinata a una ristretta cerchia di intellettuali in grado di compiere studi particolarmente complicati; e la v
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Un altro “astronomo” della scuola alessandrina degno di nota fu Eratostene, il primo a tentare di calcolare la grandezza della Terra con metodo scientifico, osservando la posizione del Sole nel cielo a diverse latitudini. Egli in un giorno di solstizio d’estate, misuro` l’angolo che i raggi del Sole formavano con la verticale del luogo nella citta` di Alessandria. Sapendo che a Siene (la moderna
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Tuttavia, i primi documenti scritti che accertano uno studio sistematico dei fenomeni, sono stati ritrovati in Mesopotamia: tavolette d’argilla, incise con caratteri cuneiformi, sulle quali erano incisi il moto dei pianeti, la presenza di comete, il verificarsi delle eclissi. Insomma, un vero e proprio diario astronomico. Questi esploratori dell’universo concepivano però il cielo soprattutto in t
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Nei suoi primi anni all’Accademia, Aristotele, come Platone, si servì regolarmente della forma argomentativa del dialogo; in questa forma scrisse le opere cosiddette “essoteriche”, destinate cioè alla circolazione pubblica, delle quali possediamo solo qualche titolo e alcuni frammenti. Ci sono invece pervenuti gli scritti (detti “esoterici”) dei quali Aristotele si servì nelle sue lezioni, rivol
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