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Giovedì 19 Dicembre 2019, I popoli primitivi credevano nella sopravvivenza dell’anima che i trapassati potessero apparire e interferire in modo benevolo o malevolo nella storia dei viventi. Per comunicare con gli spiriti dei defunti e consultarli si ricorreva all’uso dei feticci e all’intervento di veggenti e negromanti. Analogamente gli Egiziani praticavano la negromanzia e utilizzavano delle statue per la comunicazione tra vivi e defunti. I Greci credevano alla possibilità che i morti potessero apparire ai viventi. Lo spirito del defunto veniva chiamato Daimon. I Romani evocavano i morti in caverne situate in vicinanza di laghi e di fiumi. Anche la Bibbia contiene numerosi riferimenti alla negromanzia. Nel Deuteronomio, il popolo di Israele viene messo in guardia dalle pratiche negromantiche degli abitanti di Canaan