
Lunedì 29 Maggio 2023, Laura Navanteri, artista poliedrica che andremo a scoprire nel suo variopinto mondo artistico:
Laura, ci puoi dire questa tua bellezza interiore ed esteriore, che esplode in un vortice di elementi canori dove ha visto il suo primo vagito canoro?
Dalla passione per la musica col flauto traverso, poi in seguito, mi sono accorta a sei anni, che non era solo il flauto traverso il mio strumento, mi sembrerebbe improprio, dire anche solo la voce, a livello introspettivo ho compreso che il mio tutt’uno con la musica era tutto il mio corpo, sono una cantante performance, cerco di comunicare con tutto il corpo. L’arte canora fluisce muovendomi con la consapevolezza, o stando ferma in modo omogenea nelle mie performance.
La musica come elemento vitale che scorre nelle tue vene ha un'origine in famiglia a livello genetico?
Si, in realtà mio nonno, da parte paterna. Egli, era un violinista concertista, mi piace immaginare, che lui sia la musa della mia musica in modo romantico, anche se, non ho avuto la possibilità di conoscerlo, poiché era già andato via prima che nascessi.
Assimilando dallo studio le tue doti, che percorso di iniziazione è stato il tuo?
Ho iniziato con lezioni di canto all’età di 12 anni, dopo sei mesi ho fatto il mio primo provino, anche se non mi sentivo ancora pronta. Iniziai a tappe, con veri e propri spettacoli, una canzone per ogni tappa. Ben presto mi son resa conto che ero portata per fare spettacolo, quindi mi sono immersa in questo bellissimo mondo. La mia fanciullezza, mi ha vista crescere in un paesino del siracusano, elemento che ha dato in me dei pro e dei contro a livello interiore. Nella mia terra, mi sono interfacciata con lo studio della recitazione e della dizione. Ambito, quello di Siracusa eccelso, per le tragedie greche, come studio del dramma antico. Attraverso una fondazione, che mi ha aperto le porte con l’accademia di recitazione, formata sia per ragazzi che per adulti.
La tua terra, quanto implica la tua passione per il mondo artistico canoro?
Nulla, o forse si, nel senso che ho sempre vissuto la mia terra come una prigione e un paradiso, essendo ribelle, non mi sentivo parte della comunità, ma poi trovavo quel mio spazio in una località estiva. Il mio odio et amo, sicuramente l’ho vissuto in un contesto, che ha influenzato molto il mio pensiero, ho iniziato a concepire il motivo di questo modus operandi da affrontare, dove si innescava la curiosità, la paura quindi l’interfaccio diveniva avvolte problematico, l’indifferenza perciò non poteva essere quello che doveva prospettarsi innanzi, ma il bisogno di crescere insieme. L’arte, la musica, insegna tanto, tutto ciò mi fa venire la voglia di dare una mano, aiutare a comprendere l’arte e far uscire fuori i propri blocchi e sciogliere questi nodi per una crescita non unilaterale, ma di tutti. Quando scrivo un testo, scrivo sempre il dolore, ma che arrivi diversamente cioè partire dal dolore ed elevarlo, dando poi la leggerezza, una volta che si supera si può ridere sopra come si suol dire. Come autrice, faccio molto caso a tutti i sentimenti, sono un fiume in piena di emozioni.
Quale strumento musicale ti appassiona di più nel genere musicale?
Si, sicuramente il flauto traverso, anche se ho suonato la chitarra e il pianoforte, lui rimane dentro di me il primo amore…
Salutandoci, diciamo che quest’artista, poliedrica, la vedremo girare nel sud Italia, per questa magnifica estate, con dei working in progress sempre da affascinarci, non ci resta che seguirla sui social per scoprire man mano i suoi appuntamenti.
Ufficio Stampa MP di Salvo De Vita
(editoriale)

