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Mercoledì 28 Febbraio 2018,
Il dibattito sull'introduzione della formula del Liceo “breve” si è rianimato in seguito all’approvazione del Decreto Ministeriale del 7 agosto 2017, firmato dalla ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli che, di fatto, ne introduce la sperimentazione in cento classi di cento diverse scuole italiane a partire dall'anno scolastico 2018-2019. Le controversie sul tema riguardano in particolare due aspetti: se la riduzione degli anni di Liceo possa portare un miglioramento o un peggioramento dell'offerta formativa; se la riforma possa costituire o meno un vantaggio per lo Stato in termini economici, poiché, se da un lato il taglio dell'ultimo anno di scuola genererebbe un risparmio per le casse dello Stato, dall'altro potrebbe produrre più disoccupati nella categoria degli insegnanti. Per i favorevoli, la riduzione degli anni di Liceo permetterebbe di arrivare un anno prima all'Università o nel mondo del lavoro. Sarebbe, poi, l’occasione per una revisione globale della proposta educativa e formativa, con l’introduzione di un nuovo metodo d'insegnamento, che preveda l’utilizzo di strumenti informatici e la produzione di contenuti digitali da parte degli studenti. Le ore di lezione rimarrebbero invariate, poiché si porterebbe a 40 il monte ore settimanale, ma il carico potrebbe risultare minore grazie al maggior utilizzo dell’alternanza scuola-lavoro, dell’informatica e della metodologia CLIL (Content and Language Integrated Learning). Vantaggi anche da un punto di vista economico, poiché se entrasse a regime in tutte le scuole d’Italia, potrebbe portare fino a 1 miliardo e 380 milioni di risparmi per le casse dello Stato, con la soppressione di 40mila cattedre. Gli insegnanti in esubero potrebbero essere chiamati a insegnare negli Istituti tecnici superiori ad alta specializzazione tecnologica, creati con la riforma Gelmini e partiti senza fondi. Per i contrari alla riforma, il Liceo “breve” impoverirebbe drasticamente la qualità dell’offerta formativa del sistema scolastico pubblico. L’eliminazione di un anno per completare la formazione potrebbe risultare troppo pesante per gli studenti, in quanto non disporrebbero del tempo necessario per assimilare correttamente i concetti. Il grosso rischio è quello di sfornare diplomati non sufficientemente preparati per il mondo del lavoro o per l’Università. Inoltre, voler velocizzare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro non ha alcun fondamento produttivo, visti gli alti tassi di disoccupazione giovanile. Per i critici, il Liceo “breve” non sarebbe altro che una mera operazione di cassa. L’obiettivo reale sarebbe quello di tagliare un anno di corso di studio e cancellare migliaia di cattedre e di unità di personale Ata. Leggi la discussione: http://proversi.it/discussioni/pro-contro/177-liceo-breve www.proversi.it; Pagina Facebook: https://www.facebook.com/iproversi; Profilo Twitter: https://twitter.com/iproversi; Per info: [email protected]; Tel. Redazione Pro\Versi: 085-83698138