E’ giusto introdurre requisiti minimi obbligatori per essere messi a capo di un dicastero?
di iproversi
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Categoria: Politica | Giovedì 26 Aprile 2018, In Italia la polemica attorno alle competenze necessarie per la nomina dei capi dei dicasteri si sono riaccese, in particolare, durante le ultime legislature (governi Renzi, Letta e Gentiloni), con il focalizzarsi dell’attenzione dei media sui casi di ministri non laureati.
La Costituzione italiana non prevede, per i ministri, l'obbligo di possedere una laurea, tuttavia, nel dibattito s’individuano due schieramenti: coloro che credono sia necessaria l'introduzione di requisiti minimi obbligatori per essere messi a capo di un dicastero, e coloro che invece sostengono che l’unica competenza necessaria per il raggiungimento di tale nomina debba essere quella politica, poiché le competenze specifiche o tecniche dovrebbero riguardare solo i funzionari e la burocrazia ministeriale.
Per i favorevoli all’introduzioni di requisiti minimi per la nomina a ministro è assurdo pensare che a questi sia consentito esercitare la propria funzione senza l'obbligo di una laurea triennale, mentre lo stesso non è consentito ai diplomati che vogliono partecipare a un concorso per funzionario amministrativo o a coloro che vogliono accedere a professioni con incarichi di responsabilità (dal campo medico a quello legale e scientifico). Il risultato è nei recenti governi (Renzi, Letta e Gentiloni), in cui si sono susseguiti molti ministri senza laurea.
Per i contrari, invece, l'ideologia sembra aver abbandonato la politica in favore di governi e ministri tecnici che millantano competenze e dai quali i cittadini si lasciano rassicurare. Sarebbe invece necessario tornare all'ottica di governi politici, in mano a partiti che si assumano le responsabilità e che siano in grado di comunicare con i cittadini, qualità, quest'ultima, essenziale e che non è mai appartenuta ai governi tecnici.
Nel caso di ministri senza laurea, come ad esempio Valeria Fedeli, il percorso di studi è stato inevitabilmente sacrificato in favore di una carriera politica e lavorativa di alto livello (all'interno di sindacati o altri enti, società etc.), che garantisce una preparazione più che adeguata alla guida di una dicastero. Infatti, l’unica competenza richiesta a un ministro dovrebbe essere quella politica, mentre la competenza specifica o tecnica deve riguardare i funzionari e la burocrazia ministeriale. Questo stabilisce un presupposto di indipendenza dalle corporazioni e di visione d’insieme e non particolaristica che solo un esterno può avere.
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