E' quasi pronto il muro tra Turchia e Siria

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Categoria: dal Mondo | Sabato 21 Gennaio 2017, Nei giorni dell’insediamento di Donald Trump, ad Ankara ci si aspettava di parlare del suo famoso muro al confine col Messico. E invece si parla di quello che le autorità turche avrebbero quasi terminato al confine con la Siria. “Abbiamo già completato due terzi della barriera, entro pochi mesi il progetto sarà ultimato”, hanno detto fonti governative alla Associated Press, “sono già cominciati i tentativi di scavare tunnel sotto il confine, ma li abbiamo neutralizzati”. E’ un arrivederci definitivo alla politica delle “porte aperte” – già di fatto archiviata da almeno un anno.

Una volta per tutte Ankara sembra chiudere l’uscio in faccia ai “fratelli siriani”, dopo anni in cui i controlli lungo la frontiera di 900 chilometri si sono progressivamente intensificati. Finora sarebbero stati completati oltre 300 chilometri di vero e proprio muro di cemento armato, a ridosso di zone critiche come quelle di Kilis e Hatay e curde come quelle di ??rnak e Kobane. Altrettanti chilometri sarebbero stati equipaggiati con barriere più leggere, ma comunque barriere, nelle zone in cui il rischio di infiltrazioni di combattenti curdi o islamisti è considerato minore. Non manca molto a quando tutto il confine sarà sigillato: il progetto è in piedi dal 2014 ma solo di recente è stato portato avanti a spron battuto, con l’obiettivo di terminarlo entro pochi mesi.

“Non dobbiamo interpretarla come un’operazione contro gli immigrati”, dice però Omar Kadkoy, un ricercatore siriano presso il noto think-tank di Ankara “Tepav”. “Il muro va spiegato in relazione alla sicurezza: serve a tenere fuori i miliziani curdi e quelli dell’ISIS che stanno insanguinando il paese con i loro attentati”. Arrivato da Damasco poco dopo l’inizio della guerra civile, Kadkoy impersona una storia felice dell’emigrazione siriana in Turchia. Si è assicurato un posto di lavoro invidiabile, dice di non avere nessuna intenzione di spostarsi a breve, e guarda al modificarsi dell’approccio turco alla questione dei siriani con tranquillità. “Inizialmente le autorità percepivano i siriani come ospiti temporanei, di passaggio in Turchia in attesa di una soluzione alla guerra civile”, dice. “Poi la reazione europea agli arrivi massicci alla fine del 2015, unita al deterioramento della sicurezza nel paese e al prolungarsi della guerra in Siria, ha fatto sì le autorità si ponessero il problema di una gestione a lungo termine degli arrivi”.

Ecco allora che all’inizio del 2016 arriva la legge grazie a cui i siriani possono ottenere il permesso di lavoro in territorio turco. Si aggiunge alla legislazione sulla “protezione temporanea”, che già gli assicurava tutti i servizi normalmente garantiti ai profughi anche se Ankara non riconosce ai siriani lo status di rifugiati. E arriva anche la promessa di Erdogan nel discorso di Kilis, la cittadina frontaliera popolata da una maggioranza di 100.000 siriani: “fratelli e sorelle, presto avrete la cittadinanza, la Turchia è anche la vostra casa”.

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