Ecco la road map dell'Italia all'Onu per la stabilità nel mediterraneo

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Categoria: dal Mondo | Venerdì 27 Gennaio 2017, Promuovere la stabilità della regione del Mediterraneo, e dell’Africa centrale da Est a Ovest, per affrontare insieme le questione delle migrazioni, dei traffici illegali e del terrorismo. È la stella polare che guida il lavoro dell’Italia al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove è entrata dal primo gennaio scorso. Sono temi concreti, che dovrebbero interessare anche la nuova amministrazione americana, insieme al contributo che Roma può dare per favorire il dialogo con la Russia.

Un giorno all’Onu
Passare una giornata in Consiglio con l’ambasciatore italiano Sebastiano Cardi significa parlare mentre si cammina nei corridoi del Palazzo di Vetro, perché l’agenda non consente un minuto di pausa. Ieri, ad esempio, la giornata è cominciata con una riunione di coordinamento con i dieci membri non permanenti dell’organismo, il voto sulla risoluzione per prolungare la missione di pace a Cipro, una discussione sugli aiuti umanitari in Siria, un’altra sullo Yemen, e così via fino alla cena, naturalmente di lavoro. «All’interno del nostro impegno in Consiglio di Sicurezza - spiega Cardi - particolare attenzione viene data alle tensioni che dal Mediterraneo raggiungono l’Europa, anche attraverso il nostro Paese.

La crisi dei migranti, i traffici illeciti della criminalità organizzata transnazionale, i legami con il terrorismo, vanno affrontati nelle loro cause profonde. Cause che si possono rintracciare in molti dei dossier all’attenzione del Consiglio. Tra questi, le crisi e i conflitti in Africa e in Medio Oriente. L’Italia, in linea con la visione espressa dal nuovo Segretario Generale dell’Onu Guterres, promuove un approccio basato sulla prevenzione e sulla primazia delle soluzioni politiche rispetto a quelle militari, come evidenziato dal ministro Alfano nel suo intervento in Consiglio il 10 gennaio».

Il nodo migranti
L’idea è che per risolvere questi problemi bisogna aiutare lo sviluppo nei Paesi d’origine dei migranti, creare occupazione, favorire un’economia alternativa a quella dei traffici, consolidare le istituzioni e i sistemi giudiziari locali, e contrastare criminalità e terrorismo con la fornitura di mezzi, strumenti e competenze. A marzo il Consiglio di Sicurezza andrà in missione sul Lago Chad, un luogo dove i mutamenti climatici stanno creando una crisi economica, seguita come sempre dalle migrazioni e quindi dalle tensioni. Un esempio dell’azione che l’Italia vuole favorire anche in Africa occidentale, come aveva fatto l’allora ministro degli Esteri Gentiloni in Nigeria, e nel Corno d’Africa.

In Libia, dove poi arrivano i migranti per tentare la pericolosa sorte del mare verso le nostre coste, continueremo a sostenere il governo guidato da Sarraj, nonostante le minacce del generale Haftar, a cui però Roma riconosce comunque un ruolo nel futuro del paese. Non per creare una Libia federale e frammentata, o meno ancora una conquista militare dell’intero territorio, ma un paese unito in cui ogni componente abbia voce. Sono temi che resteranno sempre al centro della nostra attività in Consiglio, che culminerà con la presidenza di novembre, dove puntiamo a organizzare almeno un vertice ministeriale dedicato a migrazioni e traffici criminali.

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