Falsità in rete, italiani residenti in albania condannati dal tribunale di Vienna per diffamazione

di giancarlovivenzi

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Categoria: dal Mondo | Giovedì 04 Aprile 2024, In un mondo sempre più connesso, la diffusione di informazioni false su internet è diventata una questione di grande preoccupazione. Recentemente, un caso emblematico ha portato alla luce le gravi conseguenze legali che possono derivare dalla diffusione di notizie false.
Un gruppo di individui di nazionalità italiana, residenti in Albania Roberto Laera e D.B. noti online per la diffusione di notizie false, è stato recentemente condannato a pagare un risarcimento danni milionario ad un connazionale.
Questo gruppo, operante principalmente sui social media, aveva creato una rete di siti web e account falsi per diffondere notizie ingannevoli e manipolative.
I fatti risalgono al 2019 quando dietro un gruppo Facebook intitolato “Italians in Albania” alcuni cittadini pubblicavano una notizia falsa relativa all’arresto di un loro connazionale con allegati supporti video ed informazioni addirittura derivanti,a detta loro, dalla polizia di stato, connazionale che in realtà era un competitor estremamente importante nell’ambito dell’internazionalizzazione delle imprese nonchè presidente del più noto ente fieristico balcanico.
Dopo la richiesta del soggetto nominato di rimuovere il post diffamante in quanto contenente notizie false i due si sono prodigati per cercare di ottenere del denaro dallo stesso utilizzando metodi alquanto poco ortodossi, al rifiuto di pagare una somma hanno iniziato a minacciare fisicamente sia il soggetto dell’estorsione, un italiano originario del nord e da anni operante nei balcani, sia la sua famiglia, continuando a pubblicare notizie e post diffamanti che hanno anche coinvolti altre persone.
Le notizie false pubblicate da questo gruppo hanno avuto un impatto significativo, causando confusione e disinformazione tra il pubblico. In alcuni casi, queste notizie hanno persino influenzato delle decisioni politiche e commerciali.
Dopo una lunga indagine, le autorità hanno finalmente identificato e processato i responsabili ma su suolo austriaco, in quanto il provider di servizi web dove era appoggiato il centro di produzione delle fake news aveva sede proprio nella capitale austriaca e quindi da lì si è passati alla richiesta di giudizio per i due.
Fra l’altro a nulla sono servite le azioni dei legali sul territorio albanese dove la dilagante corruzione e la commistione di questi soggetti con gruppi criminali locali ha reso vano il ricorso alla giustizia locale, mentre in Italia ancora è pendente la richiesta dei legali a causa delle ben note lungaggini della giustizia civile del nostro paese, intanto però l’Austria ha emesso sentenza su uno dei due italiani (mentre sul secondo D.B. l’udienza finale dovrebbe sarà alla fine del mese di maggio).
Il tribunale Viennese ha stabilito che le azioni del gruppo costituivano una violazione della legge sulla diffamazione e ha ordinato loro di pagare un risarcimento danni milionario, ora la parte offesa sta ricorrendo presso gli uffici della giustizia per poter presentare i provvedimenti di sequestro a carico dei due italiani, entrambe residenti a Bari, per le esecuzioni.
Inoltre gli inquirenti hanno anche scavato a fondo scoprendo legami dei due italiani con l’imam di Bari, all’epoca dei fatti in carica, che era ben noto per i suoi proclami a favore del terrorismo islamico, di fatto uno dei due R.L. è risultato anche essere rappresentate e socio di aziende dedite alla certificazione Halal proprio gestite dall’imam (https://27.al/presidenti-i-hallallit-nen-hetim-per-mashtrim-lidhjet-me-shqiperine/ qui trovate l’articolo pubblicato da un noto quotidiano Albanese).
Questa sentenza rappresenta un importante precedente legale nella lotta contro la disinformazione online. Dimostra che la diffusione di notizie false non solo può danneggiare la società, ma può anche comportare gravi conseguenze legali per coloro che se ne rendono responsabili ma soprattutto è anche un monito per tutti quei cittadini che credono di poter manipolare la giustizia con la corruzione e il malaffare.
Questo caso sottolinea l’importanza di verificare le informazioni prima di condividerle online. In un’era in cui le notizie false possono diffondersi rapidamente e facilmente, è fondamentale che ognuno di noi faccia la sua parte per promuovere l’accuratezza e l’integrità delle informazioni.


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