Giuliano Pisapia che sinistra vuole costruire

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Categoria: Politica | Mercoledì 18 Gennaio 2017, Il "Campo progressista" a cui l'ex sindaco di Milano sta lavorando attira le speranze di chi non si sente rappresentato dal Pd renziano. Ecco a chi si rivolge il suo messaggio e chi intende seguirlo

Forse succederà come nel 2011 quando si è ritrovato quasi incredulo, tirato in ballo in un crescendo per caso o per sorte, candidato a diventare sindaco della capitale morale del paese e ha disciolto quella che sembrava l’invincibile Letizia Moratti. Infatti il “Campo progressista” di Giuliano Pisapia nome provvisorio, messaggio bucolico (ma anche militare) novità politica del momento ancora in costruzione, definirà bene la rete, i contorni, e il suo Dna a poco a poco, senza forzature e provando che effetto fa.

Forse è nato per partenogenesi, perché a volte non ci si può sottrarre, o perché una parte del paese ne ha bisogno. Questo spiega lui, queste sono le radici nel Campo. E poi non si capirà se nel copione della rete, Pisapia è il ragno o invece la mosca felice. A fine mese si tireranno le fila, dopo che il 24 gennaio la Corte Costituzionale si sarà espressa sulla legge elettorale, chiave di volta del futuro della politica. Qualcuno gli ha chiesto se metterà la faccia su questa “Cosa”, lui ha risposto «Metterò il sostegno». A proposito di leadership, personalizzazione e protagonismo.

Nel clima da post referendum e fine legislatura, con un Pd lacerato e confuso, Matteo Renzi disarcionato, i venti del populismo e del grillismo ancora in poppa, i concetti di destra e sinistra sempre meno netti, la rete di Pisapia si va costruendo intorno al campo da coltivare, fuori dai possedimenti del Pd ma confinante. Una sinistra aperta e rivisitata, inclusiva non esclusiva, tre milioni di voti da riconquistare, la grande sfida del terzo millennio. A ricostruire ci sta Gianni Cuperlo. Mezza Sinistra Italiana è pronta. Piero Bassetti, simbolo della grande borghesia lombarda illuminata, tifa con la passione di sempre. Ma a chiedere il contributo di Pisapia sono soprattutto i corpi intermedi, è la società civile che invade il suo computer con decine di mail ogni giorno.

Da quando ha lasciato Palazzo Marino ha girato l’Italia invitato da Nord a Sud. Ha scritto editoriali. Ha gettato acqua sul fuoco se filtravano indiscrezioni che ha passato il tempo a smentire. Non è lui, cerca di spiegare, che sta progettando un movimento, un’adunata, è ancora una volta il contrario. Per adesso il Campo è il centro d’accoglienza della richiesta di un riferimento perduto, di un luogo ritrovato, dell’appello a una riunione che però esiste e funziona già a livello locale. Quando è frainteso sulla natura del Campo - «non sono la stampella del Pd» - Pisapia quasi si dispera. Ma dalle parti di Bologna invece si spera. I prodiani più prodiani di Prodi incrociano le dita. Arturo Parisi sorride all’idea, Franco Monaco ha fatto la ola sul Manifesto, i contatti sono stati affettuosi e anche il Professore applaudirebbe.

L’attenzione intorno ai movimenti di Pisapia monta. Ma lievita anche la preoccupazione politica dopo la sua dichiarazione (al Corriere della Sera) che «il Campo lavorerà per avere primarie condivisibili e con un programma condiviso». Le domande sono tante, l’ex sindaco può essere utile ma anche scomodo. Cosa sottrarrà al Pd, si domanda la comunità politica.

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