Il pesce Polyodon e la funzione subacquea di un enorme naso predatorio

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Categoria: Animali | Domenica 12 Dicembre 2021, Oh, ce ne sono parecchi! Aggressivo: se avessi per rostro un monolite io me l'abbatterei sulla pubblica piazza. Amichevole: deve sguazzarvi nella tazza, munitevi di giara quando voleste bere. Descrittivo: è una rocca, è uno scoglio… Ma questo mio naso, messere, è molto più che una semplice appendice. Quando vado a caccia, mi precede di 15 minuti. E agisce per il mio interesse, a discapito delle piccole creature dentro il fiume. Un pesce. Ma cos'è, così d'un tratto? Se non l'abitante dei pensieri maggiormente nebbiosi. E il mangiatore d'ogni cosa nutritiva e fluttuante. Lo chiamarono nel 1838, dal Greco, Polyodon che vuole dire molti-denti, ma la scelta è chiaramente utile a focalizzare l'attenzione sull'aspetto scientificamente più inaspettato. Poiché a poco servono, siffatti premolari e zanne, quando il pasto principale della bestia è il plankton e soltanto quello... Come una balena. O per esser maggiormente precisi, come uno squalo-balena, vista la relativa somiglianza della famiglia (specie sopravvissuta: non più di una) con simili condroitti del tutto privi d'ossa calcificate. Laddove il pesce spatola, nelle sue declinazioni attuali e quelle ormai scomparse, mostra anch'esso in prevalenza una composizione cartilaginea dello scheletro, fatta eccezione per alcune parti della sua preistorica e immutata anatomia. Vedi un naso, per l'appunto, tale da essere l'invidia dello stesso cavaliere di Bergerac. Siam qui di fronte, d'altra parte, a una creatura che potrebbe essere rimasta sostanzialmente immutata fin dall'Alto Cretaceo (120-125 mya) e che fin da tale epoca parrebbe aver saputo ricavarsi una particolare nicchia evolutiva ed ecologica, tale da riuscire a prosperare indisturbata dai molteplici cambiamenti del clima, dell'ambiente e delle condizioni in essere dettate dalla biologia terrestre. Così come possiamo ancora vederlo nel vasto sistema fluviale interconnesso che si estende, come i rami di una grande quercia, dal tronco centrale del fiume Mississippi, mentre si muove tra le acque turbinanti con la bocca aperta simile ad una caverna, le branchie spalancate non soltanto al fine di massimizzare l'acquisizione dell'ossigeno ma per meglio lasciar fluire l'acqua avendo cura di filtrare il contenuto

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