L'Ue chiede all'Italia una manovra bis da 3,4 miliardi di euro

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Categoria: Economia | Lunedì 16 Gennaio 2017, Era stato tutto rinviato per il referendum del 4 dicembre. Ma ora Bruxelles pretende in tempi brevi che il governo italiano aggiusti i conti pubblici. Servono circa 3,4 miliardi di euro, una manovra bis che vale lo 0,2 per cento del Pil. La richiesta - si legge su Repubblica - è arrivata a Roma la scorsa settimana e questa volta l’esecutivo non può più prendere tempo e dovrà mettere mano al portafoglio. Anche perché in caso contrario — la Commissione europea lo ha messo ben in chiaro nei contatti riservati delle ultime ore con il Tesoro — è pronta una procedura d’infrazione per deficit eccessivo a carico dell’Italia per il mancato rispetto della regola del debito. Un commissariamento per diversi anni sulle scelte di politica economica che il governo Gentiloni difficilmente potrà permettersi.

Prima del referendum la polemica tra l’allora premier Matteo Renzi e il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, era stata accesa. Troppo alto il deficit previsto in Legge di Bilancio con inevitabili ricadute negative sul debito. Sfondava la flessibilità — già generosa — segretamente concordata tra i due il 16 settembre 2016 a margine del summit di Bratislava. Ma poi Juncker, che dal suo arrivo a Bruxelles ha cercato di addolcire l’approccio dominante a base di austerità, a metà novembre aveva preferito non bocciare pubblicamente la manovra a pochi giorni dal referendum per evitare di influenzare il processo democratico interno italiano. Così l’ex premier lussemburghese aveva scelto di congelare le decisioni sui conti italiani fino a gennaio.

Ora però quello che diversi dirigenti europei hanno battezzato «il conto di Renzi » deve essere pagato. Con una manovra aggiuntiva chiamata ad aggiustare il deficit strutturale (l’indebitamento al netto delle spese una tantum) di circa di 3,4 miliardi. Secondo le previsioni economiche pubblicate lo scorso autunno da Bruxelles, infatti, il deficit italiano viaggerà intorno al 2,4 per cento del Pil, due decimali al di sopra del target concordato a Bratislava e di quello che la Commissione considera il tetto massimo per evitare una micidiale bocciatura dell’Italia da parte dell’Eurogruppo, il tavolo dei ministri delle Finanze della moneta unica dominato dai rigoristi Dijsselbloem e Schaeuble. Un giudizio questa volta condiviso da tutti a Bruxelles, dalle colombe come Juncker e il suo responsabile agli Affari economici Pierre Moscovici fino ai falchi come i vicepresidenti della Commissione Katainen e Dombrovskis. Concordi nel voler scartare il rischio di essere sconfessati dall’Eurogruppo con il risultato di far precipitare comunque l’Italia in procedura d’infrazione e di distruggere la credibilità di Juncker e dell’intera Commissione.

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