La guerra nella steppa tra titani, leoni e falchi del combattimento a mani nude della Mongolia

Più informazioni su: #sport #lotta #combattimento #mongolia -

Categoria: Sport | Mercoledì 14 Settembre 2022, Osservando il pregresso medagliere sportivo della Mongolia, colpisce in modo particolare la presenza di 10 riconoscimenti olimpici nella lotta e 11 nel judo. Per non parlare degli straordinari e ben noti successi all'interno dell'altra disciplina di contatto tipicamente giapponese del sumo, dal profondo significato specifico all'interno di quel territorio geograficamente e culturalmente distinto. Risultati stranamente notevoli per il paese dell'Asia continentale che possiede ad oggi una popolazione di appena 3 milioni di persone, poco superiore a quella della singola città di Roma. Possibile, dunque, che i diretti discendenti delle orde un tempo temutissime del Khan possiedano un qualche tipo di eredità genetica o l'innata predisposizione a primeggiare in ogni circostanza in cui si renda necessario sottomettere fisicamente un avversario in contesti sportivi, come loro imprescindibile prerogativa? Laddove l'esperienza c'insegna come, più d'ogni altra cosa, sia l'abitudine a perseguire determinati metodi d'addestramento, tramandati all'interno delle singole famiglie, a permettere la nascita e il trionfo reiterato negli sport. Idea perfettamente compatibile, in maniera tutt'altro che incidentale, con il possesso specifico dell'identità culturale mongola di un'antica pratica guerriera, annoverata tra i tre Danshig o "discipline virili" assieme al tiro con l'arco e l'equitazione, concepiti per preparare un giovane uomo all'esperienza fisica

>> continua a pagina 2 >>


Vai al gruppo telegram di discussione ufficiale

Leggi altre ultime notizie su:


Questa pagina usa cookie tecnici. Accetta