L'ultima seduta di Narciso (racconto)

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Categoria: Cultura | Martedì 23 Aprile 2019, Lei si sentì smarrita, spiazzata ed abbandonata. Non le era sfuggita la breve esitazione e l'abbassarsi del tono della sua voce, quando aveva nominato la eventuale "collega". Se ne sentì ferita: ma certo, lui doveva aver capito benissimo i suoi sentimenti. Come avrebbe potuto sfuggirgli una cosa simile? Anche un bambino se ne sarebbe accorto di quanto lei si sentisse innamorata e lui non era mica un bambino, anzi uno del mestiere, lui lo sapeva da tempo. La mortificazione le avvampò il volto e poi subentrò la rabbia: abbandonarla così... e poi perché una collega? Credeva forse che lei si sarebbe innamorata di qualsiasi uomo? Che idea si era fatto? Per chi l'aveva presa? Avrebbe voluto piangere ed urlare, ma la situazione era già abbastanza imbarazzante così. Dopo qualche minuto di silenzio e di immobilità, cominciò ad alzarsi molto lentamente. Contenere le sue emozioni le costava molto sforzo e questo la rendeva particolarmente lenta ed assorta. Evitava di guardarlo, poi quando fu finalmente in piedi, gli parlò: poche parole, pronunciate lentamente, ancora più di quanto lo fossero i suoi movimenti. La sua voce era incolore e non lasciava trasparire nulla della sua tempesta interiore, quando gli disse:

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