Pandemia: boom delle vendite online di prodotti tecnologici e sanitari, fra smart working e didattica a distanza

di lumieres

Pandemia: boom delle vendite online di prodotti tecnologici e sanitari, fra smart working e didattica a distanza

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Categoria: Internet | Lunedì 27 Aprile 2020,

Il lockdown annunciato il 9 marzo dal Governo ed esteso all’intero territorio italiano ha immediatamente modificato le abitudini dei consumatori. Secondo un’indagine effettuata dall’istituto di ricerche di mercato Gfk, le vendite del settore tecnologico legato alla didattica a distanza ed allo smart working sono aumentate del 45%, rispetto al mese di marzo del 2019. “La limitazione della mobilità personale ha impattato sull’acquisto di tecnologia nei negozi fisici, ma dall’ultima settimana di febbraio alla seconda di marzo la crescita delle vendite online rispetto al 2019 è stata graduale e costante”, afferma il responsabile degli approfondimenti sul mercato di Gfk, Fabrizio Marazzi. Un boom relativo alla tecnologia necessaria per studiare e lavorare da remoto con computer portatili e tablet, webcam, stampanti, scanner e amplificatori Wi-Fi. L’emergenza pandemica e le misure per contenerla hanno infatti spostato le vendite al dettaglio dai negozi fisici agli e-commerce, con notevoli incrementi sia dei servizi collegati allo smart working che alle richieste dei farmaci, dispositivi di protezione individuale, igienizzanti e tutto ciò che riguarda l’aspetto della prevenzione dal contagio.


Gli strumenti essenziali per lo smart working


Lo smart working, a cui molte aziende hanno dovuto fare ricorso a causa delle misure di contenimento e delle chiusure forzate, era già una realtà per circa 570mila italiani. Di cosa si tratta, esattamente? Per il Ministero del Lavoro, è “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”. A differenza del telelavoro, laddove un impiegato deve svolgere le mansioni dalla propria abitazione con orari di lavoro prestabiliti. Di norma, per un lavoratore “smart” sono indispensabili degli strumenti sul proprio computer e sugli smartphone usati per coordinarsi con un team, condividendo documenti e modificando dati in tempo reale. Il più diffuso è G-Suite, un’insieme di software, strumenti di condivisione e cloud computing che include varie applicazioni di Google – come Google Drive, Gmail, Google Hangouts, Google Calendar e Google Documenti. Non dimentichiamo il celebre Skype per videoconferenze anche di gruppo.


La didattica a distanza: non solo tablet


Nel periodo di chiusura legato all’emergenza coronavirus, le scuole hanno sperimentato che gli strumenti tecnologici prima usati nelle classi, come tablet e registri elettronici, non sono sempre sufficienti a poter svolgere adeguatamente l’attività didattica a distanza. Il MIUR si è attivato per indirizzare docenti e dirigenti verso gli strumenti e le metodologie utili a trovare le soluzioni più idonee per attivare una didattica funzionale. Innanzitutto, G-Suite for education – una suite di software a strumenti di produttività per poter facilmente gestire le classi – che include applicazioni web molto diffuse, come Hangouts Meet e Google Drive. Vi si aggiungono Classroom, per creare classi virtuali, esprimere commenti e riceverne, distribuire compiti e test di verifica e Moduli, per creare velocemente elenchi di presenze o turni, test, quiz e sondaggi.


Cosa ci aspetta nella Fase 2?


È la domanda ricorrente a cui non c’è ancora una risposta esaustiva. Vi sono però alcune certezze: distanziamento sociale e dispositivi di protezione personale come guanti e mascherine saranno una costante nella nostra nuova quotidianità. Inoltre, con la graduale riapertura delle prime attività produttive – nonché in futuro, anche degli istituti scolastici – un altro elemento diventerà di uso comune: il termometro digitale. Infatti, la misurazione della temperatura corporea è stata ed è tuttora una delle contromisure adottate in Cina per controllare la diffusione del SARS-CoV-2. Non soltanto nel mondo della Sanità. All’ingresso dei luoghi di lavoro, degli istituti scolastici, di varie attività produttive e commerciali potremo presto trovare degli addetti alla misurazione della temperatura corporea, oppure delle telecamere termiche installate allo scopo di assicurarsi che non vi siano persone con la febbre – uno dei sintomi del coronavirus. In Lombardia e Piemonte è già stato raccomandato dai rispettivi governatori, Attilio Fontana e Alberto Cirio, l’utilizzo del termoscanner all’ingresso dei supermercati. “La questione della rilevazione della temperatura ovviamente riguarda anche i nostri dipendenti, ai quali abbiamo chiesto di sottoscrivere un’autodichiarazione in merito. Li invitiamo inoltre a verificare la temperatura, durante la giornata, con dei termometri digitali a disposizione nelle loro aree riservate”, hanno affermato i dirigenti lombardi della Coop. Controlli della temperatura dei clienti che vanno a fare la spesa e del personale sono stati implementati anche in Toscana. Guardie giurate dotate di termoscanner impediscono l’ingresso nei supermercati dell’Esselunga ai clienti con una temperatura superiore ai 37,5°. Probabilmente, una situazione a cui assisteremo sempre più spesso durante la Fase 2.


 


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