Perturbante: un'analisi psicologica dei film horror

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Categoria: Cinema | Martedì 26 Luglio 2022, spesso e volentieri ci troviamo esposti ad un effetto perturbante quando il confine tra fantasia e realtà si fa labile, quando appare realmente ai nostri occhi qualcosa che fino a quel momento avevamo considerato fantastico, quando un simbolo assume pienamente la funzione e il significato di ciò che è simboleggiato. Nel discutere di perturbante facciamo riferimento al suggestivo vocabolo evocato da Freud (e, prima di lui, dallo psichiatra Ernst Jentsch) all’interno della traduzione proposta dall’edizione Bollati Boringhieri de L’Io, L’Es e altri scritti. Si tratta della suggestiva parola tedesca unheimlich: un termine molto ambivalente, per cui non esiste traduzione letterale esatta in italiano e su cui riproporremo un piccolo approfondimento linguistico. Gli esempi di perturbante proposti dal padre della psicoanalisi sono numerosi e, in modo quasi del tutto involontario, molti afferiscono al mood generale dell’horror:

la superstizione in generale, su cui fin troppi horror sovrannaturali hanno fatto la loro fortuna (The Omen);
i demoni, considerati dei dopo la caduta della religione (Lamberto Bava docet);
la paura dei morti e del loro ritorno, tema ovviamente romeriano e legato all’antropologia come al rimosso psicologico dell’infanzia, sviscerato da molteplici registi e che forse trova la sua sublimazione nel capolavoro La morte dietro la porta; e poi ...

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