Quando le etichette servono solo nei negozi

Più informazioni su: integrazione - cooperativa - migranti -

Categoria: Lavoro | Mercoledì 20 Dicembre 2017, “Io ti aspetto. Io” e punta il dito sul suo petto. “Ti aspetto, aspetto te, tu” e punta il dito sul petto del compagno.
Lezione di italiano mentre insieme si sposta un mobile nel magazzino.

Francesco, 20 anni, prima esperienza lavorativa, il futuro tutto da costruire.
Ibrahim, 20 anni, prima esperienza lavorativa, il futuro tutto da costruire.
L’impegno sociale della Di Mano in Mano, la collaborazione con i servizi sociali per inserimenti lavorativi, cambia nel tempo.
Gli ultimi anni hanno portato i disagi sociali e psicologici delle prolungate disoccupazioni giovanili, il dramma dei cinquantenni lasciati a casa dal lavoro.
Ultimamente la Di Mano in Mano si è aperta alla collaborazione con chi lavora per l’integrazione dei richiedenti asilo.

Ebraima & Humphrey, due ragazzi richiedenti asilo al lavoro Oggi le squadre che escono per gli sgomberi e che lavorano nei magazzini sono molto più “colorate”.
Giovani, spesso giovanissimi, con la fatica di una lingua poco conosciuta e la voglia di farcela.
Lavorano fianco a fianco con gli altri ragazzi: lo sforzo condiviso di portare giù un frigorifero dalle scale fa dimenticare le differenze.
Nella pausa però difficilmente si aggregano al gruppetto vociante che si sfida a calcetto. Stessa età, ma negli occhi leggi storie diverse, che fanno crescere a velocità diverse.
Non raccontano mai del viaggio, di quello che si sono lasciati alle spalle. Difficilmente parlano delle loro paure, del loro essere soli, così giovani, in un paese straniero.
Si siedono vicini, sul muretto del cortile: insieme è più facile.
Quando il periodo di tirocinio finisce, trapela il dispiacere di lasciare una realtà dove hanno sentito di avere un posto. E per loro questo non è poco in questo momento, in Italia.
E’ bello anche ascoltare le parole di preoccupazione per loro da parte dei loro compagni di lavoro italiani.
“Adesso cosa farà Ibrahim?” Si scambiano il numero di cellulare.
Sullo schermo della televisione ogni giorno passano le immagine di barconi stracolmi.

Nei discorsi della gente prevale la paura di fronte a quella che viene presentata e vissuta come un’invasione.
E ad invadere sono sempre dei nemici. Difficilmente ci si chiede perché sta accadendo tutto questo.
Forse quello che manca, che potrebbe essere di aiuto per tutti in questa che non è più un’emergenza, ma un movimento epocale ed inarrestabile, è l’esperienza di un incontro.
Un incontro reale, non mediato da slogans e pregiudizi.
Sperimentare che dietro alle etichette ci sono sempre delle persone, dei volti, dei nomi, delle storie.
Che Francesco e Ibrahim vivono entrambi, allo stesso modo, l’ansia e la speranza di trovare una loro strada, in cui poter essere utili a se stessi e al mondo.

Alla fine, che differenza fa che uno sia nato all’ospedale di Vimercate e l’altro in Nigeria?

>> continua a pagina 2 >>


Vai al gruppo telegram di discussione ufficiale

Leggi altre ultime notizie su:

Ultimi approfondimenti su:

Aggiornamenti correlati:

Ascolta il podcast del mio viaggio nell'ex CPR di Torino (cpr)

11 ott - www.elenaferro.it (Bunnister68gmailcom) - Oggi pubblicazione straordinaria per il blog in cui il titolo può diventare una domanda: siamo ancora umani? L'occasione è condividere con voi il podcast curato da Ivana Marrone e Giorgio Sbordoni per Collettiva dedicato alla visita all'ex CPR di Corso Brunelleschi a Torino, visita che vi ho già raccontato sul blog (nell'articolo il link per recuperarla). Ringrazio Giorgio e Ivana che hanno t continua qui: opinione su cpr

Sopralluogo all'ex CPR di Torino e in Via Traves. Ecco come è andata (Attualita')

03 ott - www.elenaferro.it (Bunnister68gmailcom) - Venerdì 29 settembre sono stata al CPR e all’Hub di prima accoglienza dei migranti di Torino. In questo post vi racconto cosa ho visto e cosa ho potuto solo immaginare. Una visita che ha lasciato il segno. Non era un sopralluogo previsto quello al CPR chiuso di Torino prima e poi, nel pomeriggio, all’Hub di prima accoglienza allestito in fretta alcuni mesi fa, là dove di solito la Città ospita i

Questa pagina usa cookie tecnici. Accetta