Sarebbe conveniente affidare a enti no profit la gestione del nostro patrimonio culturale?
di iproversi
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Categoria: Economia | Mercoledì 28 Giugno 2017, Alcuni sostengono che per evitare qualsiasi legame e interesse di tipo politico con le strutture pubbliche, ma anche mere finalità di tipo imprenditoriale e privatistico, la soluzione migliore è affidare la gestione dei beni a fondazioni o enti privati no profit che nello statuto presentino finalità culturali e artistiche, di ricerca, di conservazione dei beni culturali e di servizi sociali. Un esempio, in questo senso, sono le fondazioni di origine bancaria.
Una delle esperienze più affermate in Italia è quella del FAI (Fondo Ambiente Italiano), creato sulla base del National Trust britannico. Ogni anno il FAI raccoglie fondi da destinare unicamente alla gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale in proprio possesso.
Tuttavia, per molti il modello del National Trust britannico, ripreso dal FAI (Fondo Ambiente Italiano), si pone in un quadro completamente diverso da quello italiano: in Italia, la tutela del patrimonio culturale e del paesaggio è sancita dall’art. 9 della Costituzione, mentre in Inghilterra, il National Trust è nato proprio per rimediare alla carenza di norme pubbliche di tutela.
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