Scopriamo la squadra di Calcio a 5 del Football Without Borders di Castel Bolognese (Ra)

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Categoria: Serie minori | Martedì 24 Ottobre 2017, La parola direttamente all’ FWB (Football Without Borders, “calcio senza frontiere”) di Castel Bolognese. «È la prima volta che ci iscriviamo e partecipiamo a un campionato, finora abbiamo disputato solo tornei durante l’estate. La nostra è una squadra formata da e con i ragazzi richiedenti asilo e ospiti di due case della Misericordia di Castel Bolognese», racconta Massimiliano Dall’Ara, coach; ad affiancarlo e coadiuvarlo, Fabio Cimatti, che dedica al progetto il tempo libero della pensione, e Pasquale Cornazzani, referente della Misericordia, presidente ad honorem, che testimonia l’impegno e la sinergia di più realtà.
Perché è nata la squadra dell’FWB FC Castel Bolognese? «Ci siamo accorti che, dopo un anno e mezzo che erano ospitati qui, c’era come un’invisibilità attorno ai ragazzi, una chiusura attorno a una “categoria” – prosegue Massimiliano. Invece, se il calcio in Italia ha una caratteristica, è quella di accomunare tutti, nel bene e nel male.
Il calcio come possibile soluzione? «L’idea di partenza condivisa, quando è nata a marzo 2017, era ed è ancora oggi proprio quella di creare attraverso il calcio una spinta contro i piccoli grandi muri, i pregiudizi».
FWB FC Football Without Borders, “calcio senza frontiere” nasce infatti «per agevolare la costruzione di reti solidali sul territorio e pratiche di contaminazione e scambio culturale tra persone in movimento. Un pallone da calcio per scardinare ogni forma di razzismo», si legge scritto sull’omonima pagina Facebook.
Come, in concreto, è possibile impegnarsi in questa direzione? «Un punto di forza è stato proprio il fatto che ci troviamo a Castel Bolognese, quindi in una piccola realtà dove ci si conosce un po’ tutti di persona: questo ci ha permesso di dare vita al progetto incontrandoci di persona e guardandoci in faccia, senza arenarci in una eccessiva burocratizzazione. Non che queste cose non siano possibili anche “dall’alto”, attraverso una promozione e organizzazione istituzionali, ma è molto più difficile che ciò accada e ci sono tempi troppo lunghi».
Funziona? «Adesso più che una squadra, potremmo dire che siamo come parte di una famiglia allargata. Il vero punto di forza è l’essere inseriti in un progetto di solidarietà e reciproco scambio. Si è sviluppato un progetto di formazione a scuola e per la patente, i ragazzi hanno formato due gruppi volontari per andare a sistemare i parchi… Il calcio, in fin dei conti, è una “scusa” che ha dato vita a uno scambio di culture. Anche la pagina Facebook ci ha permesso di accorciare le distanze con amici e parenti che anche da lontano possono “seguire” le partite dei ragazzi».
Costruire reti solidali sul territorio prendendo a calci il razzismo. È con questo intento basilare che ha preso forma il nostro progetto aperto di calcio popolare Football Without Borders. E a giocare questa partita contro la chiusura, contro il razzismo, insieme all’FWB FC di Castel Bolognese saranno, in questo Campionato, tutto il Csi di Imola e le altre società.

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