Smettere di fumare cannabis assumendo CBD: è possibile?

di lumieres

Smettere di fumare cannabis assumendo CBD: è possibile?

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Categoria: Salute | Mercoledì 17 Febbraio 2021,

Tra i fumatori abituali di cannabis light la sigla CBD è sicuramente familiare: questa indica infatti il cannabidiolo, un principio attivo che si ritrova nella pianta stessa da cui derivano i prodotti della canapa, e cioè la pianta cannabis sativa


Secondo diversi studi, le proprietà interne a questo principio attivo sembrerebbero per lo più di tipo benefico, ed è anche per questo che negli ultimi tempi si sono diffusi moltissimo i produttori e rivenditori di prodotti derivati della canapa. Questa tipologia di prodotti può essere ritrovata sia in rivenditori fisici che online, dove è possibile trovare un'ampia scelta di cannabis light in Italia, prodotti completamente legali e commercializzabili nell’Unione Europea.


Eppure una domanda sorge inevitabilmente spontanea: ma sono poi così utili questi prodotti come si dice, o è solo una diceria diffusa? Non a caso, ci sono tantissimi studi che confermano da una parte gli effetti benefici di questa pianta e da ciò che ne deriva, ma anche altrettanti studi che ricercano risposte di un altro tipo per assodare o meno certi presupposti scientifici o pseudo tali.


Nel mezzo di tutto questo però troviamo anche studi a dir poco interessanti, se non sorprendenti, come quello pubblicato sulla famosa rivista scientifica: "The Lancet Psychiatry"; in cui si cerca di dimostrare addirittura che il CBD è in grado di aiutare a combattere la dipendenza dalla cannabis stessa. A occhio, questa pare una contraddizione in nuce, eppure lo studio sembra andare proprio verso questa conclusione.


Dettagli dell'esperimento


Lo svolgimento di questo interessantissimo esperimento inglese ha fatto registrare un peculiare primato: esso è infatti il primo esperimento di questo tipo a cercare di dimostrare che l'uso del cannabidiolo abbia un ruolo utile alla lotta dal consumo di cannabis stesso. 


Questo studio acquisisce inoltre un valore aggiunto non indifferente se si pensa al fatto che, al momento, non esistono delle vere e proprie terapie su base farmacologica mirate a lottare questo tipo di dipendenza, ma al massimo si registrano timidi tentativi di terapia psicologica di contrasto.


La ricerca effettuata all'Università di Bath potrebbe rivelarsi quindi la svolta terapeutica per tutti quelli che hanno sviluppato una dipendenza dalla cannabis, traducendosi in un importante traguardo dal punto di vista medico-scientifico. 


Lo studio si è svolto su 82 pazienti affetti da dipendenza da cannabis comprovata e diagnosticata, a loro volta suddivisi in due gruppi: un gruppo è stato trattato tramite la somministrazione di cannabidiolo, mentre all'altro gruppo è stato somministrato, come di consueto accade in questo tipo di studi, un placebo. Il tutto lungo un periodo di 4 settimana.


Sono seguiti sei mesi in cui i due gruppi sono stati monitorati costantemente e gli effetti su entrambi i gruppi registrati volta per volta. La somministrazione di cannabidiolo è stato effettuato su base di 200, 400 e 800 mg al giorno. Dopo un dato periodo di tempo, si è notato che a coloro i quali è stata somministrata la dose minima (200mg) non si otteneva alcun risultato, e questo tipo di dosaggio è stato perciò eliminato.


Una volta messo a confronto il gruppo a cui è stato somministrato il placebo con quello a cui sono state somministrate le dosi medie e alte di CBD, si è constatato che quest'ultimo gruppo hanno fatto registrare una drastica riduzione dei sintomi della sindrome d'astinenza.


Si è registrato inoltre una concentrazione di cannabis decisamente ridotta nei pazienti trattati con CBD, oltre all'astensione dal fumare cannabis per un lungo periodo. Inoltre, tutti i pazienti a cui è stato somministrato CBD hanno tollerato bene questa sostanza e non ci sono state reazioni allergiche o avverse di alcun tipo.


Come interpretare i risultati


Per quel che riguarda l'interpretazione dei risultati del suddetto esperimento, bisogna affidarsi al parere degli esperti. In questo caso è indicativo il commento di Guido Mannaioni, membro della Società Italiana di Tossicologia (SITOX) e della Società Italiana di Farmacologia (SIF).


Questi afferma che lo studio dell'Università di Bath è particolarmente interessante poiché, per la prima volta, si è riusciti a scovare all'interno di una sostanza estremamente variegata e composita come la cannabis un principio attivo capace di combattere la dipendenza provocata dalla sostanza da cui essa proviene.


Ciò in realtà può essere parzialmente spiegato dal fatto che il CBD non presenta componenti psicoattive, come nel caso del THC (la quale è il responsabile principale della dipendenza), ragion per cui non è in grado di provocare dipendenza alcuna se somministrata integralmente. 


Se  isolato in forma pura (parliamo di percentuali intorno al 99% di purezza) e senza contaminazione di THC se non in quantità insignificanti, il CBD non sembra provocare danni o effetti psicotropi al corpo di alcuni tipo.


Inoltre, sono diversi gli studi che in precedenza hanno trattato degli effetti benefici sull'organismo dei cannabinoidi, i quali sembrano avere un ruolo positivo nella lotta di un'altra dipendenza, e cioè quello al fumo di sigaretta, oltre poi anche alla lotta di alcune patologie anche importanti, come ad esempio alcune forme di psicosi ed epilessia.


Infine però bisogna ricordare questo è uno studio preliminare, ed è inoltre stato condotto su un pool di pazienti decisamente limitato, e che pur risultando particolarmente interessante merita altri approfondimenti e studi mirati per avvalorare la propria tesi.


Se però si è interessati all'acquisto di prodotti a base di canapa, è importante rivolgersi a rivenditori autorizzati specializzati.


 


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