Uranio impoverito L'appello , vogliamo la verità sulle malformazioni dei nostri figli

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Categoria: Cagliari | Lunedì 16 Gennaio 2017,

A Escalaplano nei primi anni '90 si verificarono numerosi casi di anomalie su neonati. Ora una commissione d'inchiesta sta schedando le "vittime terze". E riparte il processo sui veleni nella base militare interforze E’ da più di 20 anni che siamo in attesa di una risposta. E’ da oltre 20 anni che chiedo la verità, non solo in nome di mia figlia ma anche per gli altri bambini, nati con gravi malformazioni. Da vent’anni siamo un limbo. Eppure quello che vogliamo è molto semplice: la verità”. A Escalaplano, Comune sardo di 2.600 anime abbarbicato sulle colline al confine tra l’Ogliastra e il Sarrabus, per molti anni in troppi hanno fatto finta di non vedere. Non vedevano i vertici militari, non vedevano le istituzioni, non vedevano i cittadini. Eppure il cielo di quella valle mozzafiato spesso si illuminava di bagliori innaturali. A volte, in piena estate, sui tetti delle case si posava una patina bianca che assomigliava alla neve. Stefano Artitzu, l’unico fotografo del paese, se non altro per la professione che fa, gli occhi invece li ha sempre tenuti ben aperti. I suoi sospetti sono diventati reali il 1 settembre 1993. Quel giorno, all’ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari, sua figlia è venuta alla luce completamente priva delle dita della mano destra. Durante la gravidanza di sua moglie i medici non si erano accorti di nulla, nemmeno durante le ultime ecografie. Come sia potuto succedere, ancora oggi Stefano non lo sa. Quello che è certo – e documentato - è che in quegli anni, fra il 1988 e il 1993, nel suo stesso paese sono nati almeno 12 bambini con malformazioni e menomazioni. Escalaplano si trova esattamente di fronte a Salto di Quirra, sede interforze della più importante base europea per la sperimentazione di nuove armi, missili, razzi e radiobersagli. “Vittime terze”, si chiamano in termini tecnici. Ovvero vite che potrebbero essere state pregiudicate e danneggiate indirettamente dalle esposizioni ai metalli pesanti o materiale radioattivo da parte dei loro genitori. Fra questi, anche figli di civili che si sono ritrovati a vivere in prossimità di luoghi dove si sperimentano armi e proiettili.

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