storia diritto e società in un paese in emergenza sanitaria

di costanzafalcone

storia diritto e società in un paese in emergenza sanitaria

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Categoria: Salute | Giovedì 26 Marzo 2020, DIRITTO , EMERGENZA SANITARIA E MODELLAMENTO SOCIALE

"Nella nostra Costituzione c’è un articolo che è il più importante, Dice così: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”
una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale”
“E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è soltanto in parte una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. È stato detto giustamente che le costituzioni sono anche delle polemiche, è una polemica contro il passato, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime.”
“Ma c’è una parte della nostra Costituzione che è una polemica contro il presente, contro la società presente. Perché quando l’art. 3 vi dice: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli.”
"non è una Costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire. è una costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa società in cui può accadere che ,anche quando ci sono le libertà, esse siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche”
“Ma anche polemica contro il presente in cui viviamo.” "Però la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.”
“la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare”

E’ Il 26 gennaio 1955 e Piero Calamandrei, uno dei padri fondatori della carta costituente italiana, pronuncia questo discorso a Milano, in apertura di un ciclo di conferenze sulla costituzione.
Rivolgendosi agli studenti presenti in sala, Calamandrei definisce la genesi della Costituzione e l’impegno che essa richiede a tutti noi: si tratta di un lascito, un”Testamento” di cui dobbiamo avere cura, un tesoro inestimabile fatto dal sacrificio di molti giovani, ma è di vitale importanza comprendere come questo non sia sufficiente a garantire l’effettivita’ dei diritti che vi sono custoditi, la Costituzione è, per usare ancora una volta le parole di Calamandrei,“un pezzo di carta, non si muove”.
La Carta Costituzionale non è una meta raggiunta, è un impegno da assumere ogni giorno, da non abbandonare nemmeno per un momento, è una pianta da curare costantemente; non è una vuota enunciazione, è il vertice del diritto, della nostra storia, della nostra civiltà, della nostra umanità. Per questo non dobbiamo dimenticare. Per questo dobbiamo ricordare costantemente quale prezzo è stato pagato per garantire a noi tutti ciò cui abbiamo (o potenzialmente avremmo) diritto.

Viviamo in un paese la cui cultura è segnata, sin dalle origini, dal concetto di “Pietas”,Enea che a rischio della propria vita si carica il vecchio padre sulle spalle; e l’eco di questo sentire è giunto sino a noi, un’umanità che, nonostante le condizioni persistenti di carenze, incapacità organizzative, emergenza, continua a caratterizzare nel profondo il nostro ordinamento ( e la Costituzione ne è l’esempio più alto) orientando la sua attenzione alle garanzie individuali e collettive, ma non commettiamo l’errore di pensare che tutto questo è e sarà garantito come immutabile; non sarà per sempre così, non se non vigileremo, se continueremo a fingere di non vedere i continui tentativi di erosione delle fondamenta stesse della nostra convivenza civile, se non sapremo opporci con determinazione ed efficacia alla spinte dirompenti di una “economia di mercato” alla costante ricerca di ottimizzazione ed immediatezza del profitto, a scapito del diritto.

La risposta collettiva ai recenti, drammatici accadimenti non è stata casuale, ha una ragione storica, è conseguenza di un comune sentire che, eredità di esperienze storiche e dure prove, ancora regge con sufficiente vitalità. Da sempre l’Italia si è infatti trovata, per note ragioni di carattere geopolitico, in una situazione particolare rispetto ad altri popoli e ad altre nazioni, spesso anticipando soluzioni che solo in seguito sarebbero divenute patrimonio comune e condiviso. E ciò è particolarmente vero per quanto riguarda la percezione dei diritti individuali, e in particolare del diritto alla salute.
Nel 1347, arriva in Sicilia, proveniente da Oriente, la Peste ,un morbo che avrà un impatto devastante, diffondendosi rapidamente a tutta l’Europa e determinando, secondo stime recenti, la scomparsa di più del 50% della popolazione con un bilancio di circa 20 milioni di vittime.
Nella nostra penisola, in risposta ad una catastrofe senza precedenti, vengono promulgati dai vari governi regolamenti e disposizioni oggi considerati come “prima legislazione organica in materia sanitaria” ( tra le novità l’istituto della “QUARANTENA” strumento di protezione individuale e collettiva ancora oggi di fondamentale importanza).

Il 1 gennaio 1948 entra in vigore la Costituzione italiana, che contiene, sotto il profilo del diritto, elementi di assoluta novità, nettamente all’avanguardia nel contesto europeo ed internazionale: la tutela della salute ed il suo esplicito riconoscimento come un diritto inalienabile della persona non era, ad allora, contemplata nella carta fondante di alcun’altra nazioneE’ l’che per prima la riconosce, collocandola tra i “diritti fondamentali”. L’art 32 stabilisce infatti:“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Un ulteriore passo in avanti viene fatto nel 1968 con la “LEGGE MARIOTTI” che sottrae il controllo degli ospedali agli enti mutualistici e assistenziali mettendone la spesa in capo allo stato.
Il 23 dicembre 1978 viene approvata la legge istitutiva del servizio sanitario nazionale, con questo provvedimento l’Italia, nuovamente all’avanguardia in contesto internazionale, “DELINEA UN SISTEMA SANITARIO BASATO SUI PRINCIPI DI UNIVERSALITA’,EQUITA’,UGUAGLIANZA”.

Questi sono solamente alcuni degli elementi costitutivi di una coscienza collettiva che caratterizza il nostro Paese e che trova espressione compiuta nello stato di diritto cosi come viene qui inteso;
ciò che oggi , anche solo teoricamente, viene garantito per legge a tutti i cittadini è frutto di un percorso di elaborazione e di conquista lungo, difficile e per niente scontato.

La contemporaneità “globale” tende a fare a meno delle garanzie, viste come freno allo sviluppo; parallelamente tende ad affievolirsi la coscienza sociale degli abusi, la distinzione tra tra “diritto” “elargizione”e “privilegio”. Scompare, in poche parole, la percezione di tutto ciò che un effettivo stato di diritto deve necessariamente garantire.
Nell’ambito dello Stato di Diritto, un’emergenza non può in nessun caso rappresentare una scusa, essa è sempre ragionevole previsione, una delle complesse variabili di cui è necessario tenere conto nella gestione giornaliera delle risorse.

Oggi ci ricordiamo del diritto alla salute, ne comprendiamo l’importanza perché ci fornisce la misura della distanza siderale che ci divide dalle logiche di chi opta deliberatamente per la “selezione per classe d’età” o per l’”immunità di gregge” operando, al riparo di valutazioni pseudoscientifiche precise scelte politiche di esclusione delle fasce socialmente più esposte.

Eppure nemmeno in questa drammatica contingenza, che ci permette di valutare con chiarezza l’importanza vitale di una tutela del diritto, riusciamo a percepire per intero la portata del pericolo che ci incalza.
La “selezione dei pazienti” da parte dei medici, ci viene detto, è, prima che un problema etico, un dato reale, matematico; cosi come la carenza di personale, la mancanza dei posti letto e dei macchinari da assegnare. Si fa appello alla razionalità e razionalmente, senza troppe resistenze, accettiamo, giorno dopo giorno, una “logica d’emergenza” che appare sensata e plausibile.
Non c’è altra soluzione, non ne vediamo altra e continueremo a non vederla finché a morire non saranno i nostri genitori, i nostri nonni, i nostri amici. Persone, non numeri, diagrammi, grafici, solo allora ci chiederemo se quei tagli alla sanità, alla ricerca, all’acquisto di materiale e macchinari specifici, quei numeri chiusi all’università, quella graduale ma mirata erosione dei diritti individuali che ha di molto preceduto l’attuale situazione ,non fossero un attacco deliberato al Diritto stabilito dal dettato costituzionale, una violazione della nostra stessa storia, della nostra comunità, e non siano la vera, autentica causa primaria della situazione odierna, al di la di qualsivoglia virus.

Sono sufficienti pochi, ma eloquenti dati in proposito per fare chiarezza:

Negli ultimi dieci anni sono stati apportati tagli agli stanziamenti per la sanità pubblica per un ammontare complessivo di 37 miliardi di euro, sono stati eliminati 72.000 posti letto, sono stati ridotti gli organici di 42.000 unità.
nello stesso arco temporale le spese militari in Italia si sono mantenute in crescita costante attestandosi sugli attuali 30 miliardi di euro all’anno ( circa 70 milioni di euro al giorno); il programma di acquisizione di nuovi velivoli F 35, confermato di recente dall’attuale governo costerà 13 miliardi di euro.

Dobbiamo riflettere su tutto questo, su ciò che scelte di questo tipo comportano per tutti noi. E forse allora, domani, ci ricorderemo di non elogiare medici, infermieri e personale sanitario, mentre li osserviamo da casa ammalarsi al lavoro e morire, forse ci ricorderemo di combattere e protestare quando i nostri e i loro diritti ci vengono tolti , forse smetteremo di occuparci di altro indifferenti, e impareremo a pensare quando è il momento ,non aspetteremo più che ci sia stato tolto tutto prima di rendercene conto.

Se lasceremo che domani tutto torni come prima, se tornando alla “normalità”usciremo da casa felici di non essere più costretti a fare a noi stessi domande spiacevoli che esigono da noi risposte, allora, siatene certi, la Costituzione non sarà poi molto più importante della lista con cui andate a fare la spesa per prendere aria fresca durante queste settimane. E tutti noi avremo perso la garanzia, anche solo teorica, di costruire una società più giusta, fondata sul rispetto dei diritti.


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