Erdogan avrà sempre più poteri,la riforma presidenziale divide la Turchia

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Categoria: dal Mondo | Domenica 15 Gennaio 2017, Una riforma che cambierà profondamente il volto della Turchia moderna e che divide politica ed elettorato. Lunedì 9 gennaio alla Tbmm, il parlamento turco, è iniziata la discussione sulla bozza della nuova costituzione, che se approvata, introdurrà un sistema presidenziale forte, sul modello francese, in luogo di quello parlamentare attuale. Il che, concretamente, significa super poteri al presidente Recep Tayyip Erdogan, che ha già, ma così sanciti anche dalla legge.

Il cambiamento della legge madre dello Stato turco dal 2011 è il chiodo fisso del capo dello Stato, che per ottenere il suo scopo ha prima cercato una sponda nel partito curdo, per muovergli guerra dopo aver capito che non avrebbero fatto pervenire il loro appoggio, e adesso nei nazionalisti del Mhp, che hanno accettato, a patto che dal testo vengano lasciati fuori proprio i riconoscimenti che i curdi attendono da anni.

Devlet Bahceli, storico segretario dei nazionalisti e vecchia volpe della politica turca, ha però chiesto che nel testo venga introdotta una clausola, che partirà dal 2019 e che vieta al presidente della Repubblica di continuare a fare politica con il suo partito. Un tentativo, secondo molti invano, di arginare Erdogan, che da quando è salito alla prima carica della Repubblica, ha continuato a comportarsi come se fosse il padrone assoluto non solo del governo del Paese, ma anche dell’Akp, la formazione politica che ha fondato nel 2001 e che dal 2002 guida la Turchia.

Gli articoli che devono essere votati sono 18. Se per ogni punto islamici e nazionalisti riusciranno a ottenere almeno 330 preferenze, allora l’intero pacchetto potrà essere sottoposto a referendum. Compatibilmente con la tensione in questi giorni in parlamento, si dovrebbe andare al voto intorno al 6 aprile.
Giovedì scorso è stato approvato l’articolo 5 della riforma, uno dei più contestati tanto che in aula si è sfiorata una maxi rissa, perché va a ridefinire il ruolo e le competenze del parlamento che, con il nuovo assetto, non sarà più in grado di opporsi alle nomina dei ministri da parte del Capo dello Stato.

Il clima interno è molto teso e i sondaggi che circolano al momento sono pochi. Ma nonostante Erdogan disponga di ampie possibilità finanziarie per la campagna e di tutta la stampa ripiegata sulle posizioni ufficiali, stando a una ricerca pubblicata due settimane fa, il presidenzialismo ‘a la turka’ spacca in due il Paese, con il 42% contro la nuova costituzione e il 40% a favore.

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