Fisioterapista: ecco cosa studiare e come iniziare

di lumieres

Fisioterapista: ecco cosa studiare e come iniziare

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Categoria: Scuola | Giovedì 02 Febbraio 2023,

Il fisioterapista è un professionista sanitario che si occupa di prevenire e curare determinate condizioni e problemi legati all’apparato muscolo-scheletrico, all'apparato neurologico e anche a livello viscerale.


Spesso le persone contattano un fisioterapista quando hanno bisogno di un percorso di riabilitazione motoria, magari dopo un’incidente o dopo un’operazione.


Ma partiamo dall’inizio:


Diventare fisioterapista: il percorso accademico


Per diventare fisioterapista, dopo la maturità  è necessario conseguire una laurea triennale in Fisioterapia e superare un esame di stato per l’abilitazione alla professione. La Fisioterapia infatti è una professione sanitaria ma non una disciplina medica e non necessita dei sei anni di studio della laurea in medicina.


Ci sono tuttavia diversi medici che scelgono di approfondire la propria formazione includendo anche la fisioterapia, come ad esempio medici ortopedici o neurologi, per poter dare cure più complete e fornire informazioni e raccomandazioni più dettagliate ai propri pazienti


Solitamente, all’inizio del percorso di studi si sceglie se indirizzare la propria formazione sulle patologie muscolari e muscolo-scheletriche o su quelle neurologiche. raramente un professionista si forma in entrambi i settori


Diverse specializzazioni per l’attività di fisioterapista


La formazione può non concludersi con l’esame di stato. Esistono infatti moltissimi master e corsi di specializzazione per approfondire le proprie conoscenze e specializzarsi in settori specifici.


Esistono ad esempio fisioterapisti specializzati in terapia neonatale e dell’infanzia, che si occupano principalmente della cura e del benessere dei bambini in fase di crescita e sviluppo, con particolare attenzione al costante cambiamento a cui il sistema scheletrico dei loro pazienti è sottoposto.


Alcuni fisioterapisti si specializzano nella riabilitazione a seguito di incidenti, dove la causa della disfunzione è di natura traumatica e possono essere coinvolti frammenti di osso non eliminati chirurgicamente o fasci muscolari danneggiati. In questo caso è molto importante che la formazione del terapista sia specializzata per evitare di incorrere in potenziali danni dati da condizioni che in un corpo sano non si presentano.


Una branca della fisioterapia che sta avendo una grande espansione negli ultimi anni è quella in ambito gestazionale e riabilitativo post-parto. Chi sceglie questa specializzazione ha a che fare con le condizioni patologiche che si verificano durante la gravidanza, quando lo spostamento del baricentro e della distribuzione del peso possono portare nelle pazienti dolori alla schiena e alle anche, e situazioni che si verificano nei primi mesi dopo il parto come la riabilitazione del pavimento pelvico.


La fisioterapia non si fa solo in ospedale


Il primo luogo che viene in mente quandi si parla di fisioterapia è la sala riabilitativa dell'ospedale. I pazienti arrivano in ospedale dopo un incidente o per un’operazione e prima di essere dimessi vengono seguiti da un fisioterapista che li aiuta a riprendere le proprie attività quotidiane.

La fisioterapia però è un aspetto cardine di tanti altri ambienti: dai centri specializzati in riabilitazione alle residenze sanitarie per anziani ai centri diurni per i disabili, il fisioterapista è un professionista che fa parte della quotidianità di tantissimi pazienti anche al di fuori delle tradizionali case di cura.


Un ambito particolare in cui il fisioterapista può trovarsi ad operare è quello sportivo: palestre, centri sportivi, associazioni sportive dilettantistiche e team professionistici sempre più spesso offrono ai propri tesserati la possibilità di essere seguiti da un fisioterapista che aiuti a prevenire infortuni dovuti allo sforzo fisico e faciliti la ripresa e il ritorno all’attività dopo un incidente.


Come svolgere l’attività?


Per lavorare come fisioterapista esistono due modalità:




  • lavoratore dipendente




  • libero professionista




Ognuna ha i suoi pro e i suoi contro, entrambe offrono la possibilità di sviluppare e far crescere la propria carriera nel settore. Generalmente, una non esclude l’altra anche se possono esserci alcune limitazioni.


Fisioterapista libero professionista: come aprire la tua attività?

Per lavorare come libero professionista devi aprire la Partita IVA con il codice ATECO 86.90.21 – Fisioterapia e iscriverti alla gestione separata INPS per pagare i contributi.


Se scegli il regime forfettario, paghi solo il 15% di tasse che possono essere ulteriormente abbassate al 5% per i primi 5 anni e le paghi solo sul 78% di tutto ciò che incassi.


Con la Partita IVA sei a tutti gli effetti un lavoratore autonomo, scegli i tuoi orari e quanto far pagare i tuoi servizi, scegli quanti clienti avere e come organizzare le loro sedute. Puoi lavorare anche come consulente esterno in cliniche private, istituti di cura e centri diurni offrendo i tuoi servizi ad ore o a numero di pazienti.


Se cerchi supporto per capire se l’attività da libero professionista faccia per te, Fiscozen offre una consulenza fiscale gratuita e senza impegno con un esperto, al quale potrai rivolgere tutte le domande sulla Partita IVA. 


Lavorare come dipendente

Fare il fisioterapista dipendente ti permette di avere tutte le garanzie del lavoro dipendente ma riduce sensibilmente le tue libertà: non puoi più scegliere gli orari o il numero di pazienti, i prezzi dei tuoi servizi vengono stabiliti di qualcun altro e il tuo stipendio rimane invariato.


Puoi anche scegliere una situazione ibrida, lavorando come dipendente per una clinica o un istituto di cura e mantenere i tuoi pazienti come lavoratore autonomo, ad esempio se vuoi collaborare anche con una palestra per poche ore a settimana. In questo caso possono esserci alcune restrizioni, devi contattare il tuo datore di lavoro e assicurarti che la tua attività autonoma non violi alcuna clausola del tuo contratto e, se lavori per un ospedale pubblico, il tuo contratto può solo essere part-time o comunque non superiore al 50%


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