Categoria: Storia | Venerdì 24 Maggio 2019, Nei quartieri popolari della vecchia Palermo, anche se oggi sono scomparsi usi ed antiche tradizioni, permangono ancora alcuni motti che, frequentemente, sono ripetuti pur sconoscendone l’effettivo significato o la lontana origine.
Tra questi è facile udirne uno adottato per canzonare, senza alcuna malizia, le ragazze di questo o di quell’altro rione della città.
Infatti, quando gli abitanti di un vecchio quartiere vedono passar per la strada tre ragazze che, abbigliate ed impettite, procedono imperterrite sotto lo sguardo degli sfaccendati giovanotti della zona, sono soliti esclamare: “Talia! Li tri donni chi mali ci abbinni“ (Guarda! Le tre donne alle quali è successo del male).
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Eppure quest’uomo, che per tutta la vita si comportò come se non dovesse morire mai, si era preparata la tomba da qualche tempo: un sarcofago di porfido rosso fatto venire a Palermo da Cefalù dove l’aveva trovato vuoto, con le tombe che il nonno Ruggero II aveva dato a sé e ai suoi, quando vi aveva eretto quel duomo, in scioglimento d’un voto. Una specie di timpano triangolare sormonta la base a
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Già quella nascita aveva messo il mondo a rumore. Veniva dopo quasi nove anni di matrimonio infecondo, e per giunta da una donna quarantenne che oggi di¬remmo matura e che per quei tempi era decisamente anziana, se non addirittura vecchia, ancor più come madre. Tanto che a tutti l’evento parve portentoso e come tale fu salutato da avversari e sostenitori dell’idea imperiale. Annuncio di sventura
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