Lombardi pressa per sospendere la Raggi ma Casaleggio jr blinda la Raggi

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Categoria: Politica | Giovedì 26 Gennaio 2017, Roberta Lombardi, l’avversaria storica di Virginia Raggi, una delle poche politiche che il Movimento abbia, sta lavorando a questo scenario a Roma: auto-sospensione della sindaca, specialmente se la situazione giudiziaria si rivelerà (come sembra), seria e non risolvibile a breve. Non è un caso che tra i pochissimi a parlare con i giornalisti, non tremebondi per l’editto bulgaro di Grillo di martedì, siano stati Marcello De Vito («io vicesindaco reggente? Il vicesindaco è Luca Bergamo») e Paolo Ferrara, due fedelissimi della Lombardi. Entrambi escludono l’autosospensione, Ferrara dice: «È un’ipotesi che non abbiamo mai preso in considerazione. Siamo compatti al fianco della sindaca». Ma in politica quando vuoi davvero far cadere un’ipotesi non devi neanche parlarne; neanche rispondere. Parlarne e rispondere vuol dire tenerla viva. Alimentarla.

Tuttavia l’autospensione non si farà, per ora. Ci sono alcuni problemi, il primo dei quali insormontabile: Davide Casaleggio ha convinto ormai Grillo che la Raggi va difesa assolutamente, perché se crolla lei crolla tutta l’impalcatura. Di auto-sospensione si parlerà solo se arriverà il rinvio a giudizio. Il secondo problema è che Roberta Lombardi è isolata. Il fronte dei dissidenti, o dei rivoltosi, chiamateli come preferite, tutti quelli che hanno accumulato un malessere (profondo o lieve) contro i capi (Grillo, e il patto Davide Casaleggio-Di Maio: i difensori della Raggi) è ancora vastissimo, ma non ha in realtà una strategia comune. Fico è, al solito, indeciso. Fa una dichiarazione critica su Trump, ma non ha pronta una vera azione parlamentare coordinata di attacco. Paola Taverna è assai determinata (forse la più determinata), ma anche lei deve calibrare perché a Milano hanno perso la pazienza. Il terzo problema è nei fatti: Grillo si è rotto di chi fa come gli pare, e impone di star zitti, e loro se lo fanno imporre e stanno zitti. Fotografia implacabile dei rapporti di forza.

Luigi Di Maio ha però, anche lui, un problema: ormai il suo giro è davvero sempre più un gruppetto, chiuso, fatto di poche persone, inviso alla maggioranza dei parlamentari. Ha un patto con Davide Casaleggio basato sulla garanzia che il gruppo parlamentare glielo tiene lui, ma come può garantirlo se Casaleggio jr e Grillo terremotano e bastonano di continuo le truppe, facendo vacillare persino uomini come Danilo Toninelli, che si sfoga in giro (per dire, ha criticato il violentissimo post contro Repubblica)? Al tempo stesso, nessuno sa meglio di Di Maio che la questione che si sta ponendo la Casaleggio in queste ore è brutale: che cosa deve salvare Davide del gruppo parlamentare? Chi dannare, e chi traghettare alla prossima legislatura?

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