Categoria: Cultura | Sabato 22 Agosto 2020, Cerbero nella mitologia greca era uno dei mostri che erano a guardia dell’ingresso dell’Ade, il mondo degli Inferi. È un mostruoso cane a tre teste, le quali simboleggiano la distruzione del passato, del presente e del futuro. Tutto il suo corpo era ricoperto, anziché di peli, di velenosissimi serpenti, che ad ogni suo latrato si rizzavano, facendo sibilare le proprie orrende lingue. Il suo compito era impedire ai vivi di entrare ed ai morti di uscire. In realtà nell’antichità il “nudo suolo” era definito Cerbero (o “lupo degli dei”) poiché ogni cosa seppellita pareva essere divorata in breve tempo.
14 nov - www.tanogabo.it (tanogabo) -
Secondo le fonti più accreditate è figlio di Tifone ed Echidna. Generò con la madre la Sfinge di Tebe e il Leone di Nemea. Ortro è una figura della mitologia greca, fratello di Cerbero, della Chimera e dell’Idra. Gli si attribuiscono talvolta diverse teste, altre volte un corpo di serpente, ma la descrizione che si usa più spesso è quella di un grosso cane bicefalo con un serpente come coda. Seco
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25 lug - www.tanogabo.it (tanogabo) -
Amo i tuoi occhi ed essi, quasi avessero pietà, sapendo che il tuo cuore mi tortura col tuo sdegno, si son vestiti a lutto e piangon dolci lacrime, guardando il mio dolore con tanta compassione.
E per essere sincero, né il primo raggiar del sole rende migliore il volto diafano dell’aurora,né la fulgida stella che annuncia la sera
dà parte del suo splendore al fosco tramonto, quanto quei due occ
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14 giu - www.tanogabo.it (tanogabo) -
Non si hanno molte informazioni riguardanti la divinità, si può supporre che gli antichi greci si ispirarono a culture precedenti, soprattutto a quelle nelle quali erano presenti dee primitive, per così dire, archetipiche della sfera sessuale e della fertilità. Rammenta le divinità femminili neolitiche, misteriose nella loro incompiutezza corporale, talvolta manifestata da mutilazione negli arti
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26 set - www.tanogabo.it (tanogabo) -
Occhi di donna (tre poesie di: Shakespeare, Laugier de Porchère e Dante) Amo i tuoi occhi ed essi, quasi avessero pietà, sapendo che il tuo cuore mi tortura col tuo sdegno, si son vestiti a lutto e piangon dolci lacrime, guardando il mio dolore con tanta compassione.
E per essere sincero, né il primo raggiar del sole rende migliore il volto diafano dell’aurora, né la fulgida stella che annuncia
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