Paolo Sorrentino: “Improvvisarsi” scrittore. Una migrazione creativa dalla pellicola alla carta stampata

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Categoria: Cultura | Sabato 16 Settembre 2023, Creatività è la parola d’ordine. Per essere artisti non serve altro. Non eccentricità – quella semmai è diretta conseguenza della creatività. Non esperienza, perché basta l’immaginazione; non immaginazione, perché gli spunti li offre l’esperienza. Creatività allo stato puro, questo serve. Mettere insieme i pezzi, una serie di accidenti casuali in un’opera finita. Giocare con la vita. Dare vita al nuovo. Bandire paure e vergogne, ritrovare lo spirito di un infanzia beata in cui non si ha memoria né aspirazione.

Lo sa bene Paolo Sorrentino. La sua è una creatività vulcanica, grezza. Primordiale. Eclettica, come dovrebbe essere ogni creatività. Un’esplosione di fuochi d’artificio, improvvisa e accecante, che lascia nell’aria solo un’impressione, un’orda di sensazioni piuttosto che un’impronta definitiva. Ha il carattere della precarietà, dell’instabilità gravida di intuizioni, immagini sfuocate che rimandano a un altrove. E il passo dalle immagini alle parole si fa breve, e da regista basta poco a trasformarsi in scrittore. Conservando intatta la potenza ispiratrice di certe visioni.

Paolo Sorrentino, nato e cresciuto al Vomero, fortino collinare della benestante borghesia partenopea, ai cui piedi si stende lasciva l’altra Napoli, quella dei quartieri popolari e dei vicoli angusti. Quella caotica e indolente, oggi come negli anni Settanta, cocainomane e depravata, affamata e poliedrica, che ha ispirato l’opera di Sorrentino. Una carriera fulminea, la sua, che in pochi anni l’ha proiettato dall’ombra della cinematografia locale all’abbagliante luccichio dei riflettori dell’acclamato Festival di Cannes, fino all’Oscar del 2014 per il miglior film straniero, consacrandolo agli occhi della critica come regista di fama internazionale. Appassionato di musica e letteratura sin dall’adolescenza e rimasto orfano di entrambi i genitori – morti accidentalmente quando l’artista aveva solo diciassette anni – a venticinque anni Paolo abbandona gli studi di Economia per buttarsi a capofitto nel cinema. Una scelta che risponde a un istinto, un’esigenza viscerale che nasce dai battiti sordi del tamburo della creatività che gli si agita in corpo. Paolo ne asseconda il ritmo, armonizza con cura immagini e suoni e parole in storie scarne, evocative, suadenti. Il successo lo premia per la sua originalità. Ma la creatività di Paolo non si ferma alla pellicola: il sogno di diventare scrittore, coltivato sin dall’adolescenza, trova la spinta per venire alla luce forse proprio grazie ai trionfi cinematografici. Un artista vero ha bisogno di cambiamenti; la scrittura lo chiama, Paolo sceglie di mettersi alla prova su un terreno quasi completamente sconosciuto.

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