Scopri la vera essenza di Napoli attraverso gli occhi di Anna Maria Ortese

Approfondimenti su: Societa' ultima settimana e Societa' ultimo mese

Categoria: Societa' | Lunedì 18 Settembre 2023, “Di solito, giunti a Napoli, la terra perde per voi buona parte della sua forza di gravità, non avete più peso né direzione. Si cammina senza scopo, si parla senza ragione, si tace senza motivo, ecc. Si viene e si va. Si è qui o lì, non importa dove. E’ come se tutti avessero perduto la possibilità di una logica, e navigassero nell’astratto, profondo, completo, della pura immaginazione.”

Quando cammino per i vicoli di Napoli mi capita spesso di pensare a lei, Anna Maria Ortese, e al suo Mare. Nessuno meglio di lei è riuscito a cogliere la bellezza triviale, affannosa, sciupata di una città magmatica e pericolante che negli anni Cinquanta del secolo scordo si rialzava dalla prostrazione della Guerra, ma che tutt’oggi conserva inalterato quello stesso volto, spietato e sofferente sotto la maschera di un’allegrezza effimera, che un colpo di spugna basterebbe a lavare via, mostrando allo sprovveduto viandante la porta degli Inferi, l’orlo dell’abisso su cui si è incautamente avventurato.

Napoli è rassegnato oblio, sbigottimento, smarrimento palpabile. Anna Maria Ortese lo sapeva, l’aveva vissuto sulla sua pelle. Amava la città proprio per quello spaesamento che riconosceva in parte – e riconobbe in seguito totalmente – come suo. L’essere senza radici, la nevrosi convulsa dell’assenza, l’improduttiva operosità di chi si sbatte senza scopo, incurante delle ferite sanguinanti, perché fermarsi equivarrebbe a morire. Questo spaesamento Anna Maria Ortese provò a raccontarlo ne Il mare non bagna Napoli, testamento incompreso d’amore e odio viscerale per quella città che fu per lei Patria e Musa, e insieme trappola opprimente. Incompreso perché le attirò addosso pesanti critiche di anti napoletanità – mosse dai suoi stessi “compagni” intellettuali, la cui indifferenza nei confronti dell’oggettivo degrado cittadino era stata rappresentata nell’ultimo racconto, Il silenzio della ragione – e le costò un esilio da Napoli, volontario ma imposto, che non ebbe mai revoca.

Continua a leggere: https://www.digipackline.it/anna-maria-ortese-e-la-sua-napoli-incompresa-smarrimenti-partenopei/

>> continua a pagina 2 >>


Questa pagina usa cookie tecnici. Accetta