Siamo pronti per l'editing genetico?

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Categoria: Scienze | Giovedì 29 Marzo 2018, CRISPR-Cas9 è una tecnica di editing genetico che permette di intervenire sulle sequenze di DNA e di modificarle, al fine di correggere mutazioni patologiche.
La tecnica entra a far parte del dibattito pubblico dal marzo del 2015, quando, sulle riviste “Science” e “Nature”, diversi scienziati del settore proposero una moratoria per la sua applicazione sugli esseri umani, limitatamente alla manipolazione del DNA nei gameti e negli embrioni dai quali far nascere individui con il genoma modificato trasmissibile alle generazioni future.
Oltre ai molti dubbi di ordine bioetico, il dibattito pubblico esplora le conseguenze socio-culturali di una diffusione di massa della tecnica – visto il costo accessibile – i possibili margini di errore della sua applicazione, ma anche gli immediati vantaggi nell’utilizzo in ambito medico-scientifico, nel settore agricolo, zootecnico, ambientale e anche da un punto di vista economico, in virtù dei potenziali sbocchi che gli investimenti sulla tecnica potrebbero offrire.

La tecnica CRISPR ha il vantaggio di essere una metodica semplice e poco costosa e per questo potrebbe diffondersi rapidamente. Tale facilità di diffusione, però, alimenta il timore di una possibile deriva eugenetica, dal momento che la tecnica permette di cambiare la linea germinale dell’uomo e dunque di avere il controllo sulle generazioni future.
La prospettiva di utilizzo più affascinante della tecnica CRISPR è senz’altro legata all'eliminazione preventiva delle mutazioni genetiche alla base di gravi patologie, prima ancora che si verifichi la gravidanza, ma perché ciò sia possibile è necessario condurre sperimentazioni sugli animali e su embrioni “in vitro”. Al di là del nodo etico sulla liceità o meno di effettuare sperimentazioni su embrioni, per i più cauti, non abbiamo ancora informazioni sufficienti per poter gestire questa tecnica, e la stessa sperimentazione in vitro sarebbe inutile, poiché i pochi giorni di vita dell’embrione in vitro non sono sufficienti a mostrare la piena riuscita dell’esperimento. L'unico modo per capire se il metodo funziona sarebbe far nascere un bambino sul cui DNA si è intervenuti con CRISPR e seguirne la discendenza, cosa bioeticamente inaccettabile.
Inoltre, nel correggere l’anomalia studiata, oltre alla modifica voluta, la CRISPR ne induce anche altre non pianificate in altre parti della sequenza del DNA, rendendo il risultato nel suo insieme imprevedibile, con conseguenze ignote sull’eventuale nascituro e sulle generazioni future.
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