Spina dorsale dell'esercito dello Stato islamico i veterani del Caucaso

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Categoria: dal Mondo | Martedì 03 Gennaio 2017, Hanno infiltrato la più pericolosa cellula terroristica in Turchia e compiuto i massacri all’aeroporto di Istanbul e al Reina, si sono battuti fino alla morte a Falluja, guidano la difesa ostinata che sta dissanguando le forze irachene a Mosul. Sono i combattenti del Caucaso e dell’Asia centrale, il nucleo duro del Battaglione Uzbeko, l’unità d’élite dell’Isis. Questi veterani delle guerre in Cecenia e Afghanistan sono diventati i più fedeli seguaci del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi.

È stato il vice di Al-Baghdadi, il portavoce dell’Isis Mohammed al-Adnani, poi ucciso in un raid americano lo scorso agosto, a inviare una cellula centrasiatica in Turchia all’inizio del 2016. Una mossa per ostacolare il cambio di strategia deciso dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan nel Nord della Siria: cacciare gli islamisti dalla fascia di confine e sostituirli con ribelli più moderati e truppe turche. Per l’Isis significava la chiusura dell’unica via di rifornimento e reclutamento dal mondo esterno. Una minaccia mortale.

La cellula era composta soprattutto da uzbeki e kirghisi. Cioè individui che parlano una lingua simile al turco e possono più facilmente mescolarsi alla società anatolica. Come del resto gli uiguri della provincia cinese dello Xinjang, da dove sembra provenga il killer del Reina. Secondo l’Intelligence turca si sono insediati nell’area di Fatih, nel centro di Istanbul, nel quartiere di Ortakoy, dove è avvenuto l’attacco al night club Reina, ma anche in quello di Zeytinburnu, dove c’è una consistente comunità uigura e dove la polizia turca ha lanciato una massiccia caccia all’uomo ieri notte.

Il primo «avvertimento» a Erdogan è stato lanciato il 28 giugno. Tre terroristi, russi e kirghisi, uccidono 45 persone. Due si fanno esplodere, uno è ucciso. Un’azione da corpi speciali, per freddezza e determinazione, che fa il paio con l’attacco al Reina, condotta da un uomo che ha «ricevuto un addestramento militare», ha eliminato due guardie del corpo, sparato «280 colpi» sulle gente inerme, cioè sette caricatori del kalashnikov, prima di dileguarsi. Novanta secondi di mattanza con distacco glaciale. Un comportamento da chi ha combattuto e ucciso in guerra.

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