Unione Europea tra processo di integrazione ed euroscetticismo.

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Categoria: Politica | Mercoledì 29 Novembre 2017, Il processo d'integrazione europea, iniziato nel 1951 con la fondazione della CECA e culminata con l’adozione dell’euro. La crescente affermazione di movimenti e partiti nazionalisti ed euroscettici in vari Stati membri ha riacceso il dibattito politico su tale processo, mettendo in rilievo il deficit democratico dell’Unione Europea, inteso come scarsa trasparenza e rappresentatività delle istituzioni.

Per i favorevoli al processo d’integrazione europea, essa ha garantito pace, benessere e stabilità per mezzo secolo. Non a caso nel 2012 proprio l’Unione Europea è stata insignita del Premio Nobel per la Pace. Oltre alla riconciliazione dell’Europa occidentale, dopo la caduta del muro di Berlino, l’azione dell’UE è stata determinante per indirizzare l’Europa orientale verso la democratizzazione. Tornare indietro verso una dis-integrazione dell’UE significherebbe tornare indietro ai nazionalismi e populismi, con esiti dannosi e imprevedibili.
Per i contrari, invece, l’integrazione europea deriva da un preciso periodo storico: la necessità di pace dopo la Seconda Guerra Mondiale e la divisione del mondo in due blocchi ideologici, quello occidentale e quello orientale. Attualmente le persone che hanno vissuto la guerra si stanno progressivamente riducendo, e un conflitto tra Stati europei rappresenta una prospettiva definitivamente scongiurata. Oggi l’Unione Europea è un paradosso politico: un’unione di Stati democratici che soffre di deficit democratico, che manca sempre più di legittimazione da parte dei cittadini europei.
E’ necessario riconoscere che la democrazia può esistere solo all’interno dello Stato-nazione. I partiti cosiddetti nazionalisti o populisti si limitano a voler riportare nelle mani dei cittadini i processi decisionali, gestiti da ignoti burocrati europei.
Altrettanto distanti sono le posizioni dei due fronti per quanto riguarda la tematica economica: per i favorevoli, i singoli Stati europei, in un mondo globalizzato, non sono né in grado di competere con superpotenze come Stati Uniti, Russia e Cina, né di affrontare le sfide del terrorismo e delle migrazioni.
L’UE è l’unico progetto politico in grado di governare la globalizzazione sulla base della teoria dell’economia sociale di mercato, verso una futura unità politica.
Per i contrari, le politiche dell’Unione Europea s’inseriscono in un contesto di globalizzazione senza regole. L’UE ha perso ogni riferimento alle proprie radici storico-culturali per abbracciare l’ideologia liberista e globalista, che accentua le disuguaglianze e indebolisce gli Stati nazionali, senza creare un sistema valoriale, identitario e istituzionale alternativo.
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