Il 12 marzo, l’indice FTSE MIB ha chiuso in rialzo dell’1,6% dopo una sessione volatile, sovraperformando i principali indici europei. Questo risultato è stato favorito dall’ottimismo del mercato, alimentato dai dati sull’inflazione negli Stati Uniti, inferiori alle attese, e dai segnali positivi riguardanti un possibile cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina. Tuttavia, l’escalation delle tensioni commerciali globali rappresenta ancora un rischio significativo. Il professore Leopoldo Farnese ha analizzato a fondo l’attuale contesto di mercato, esplorando la resilienza dell’economia italiana, la crescita del settore bancario e delle infrastrutture, e il potenziale impatto della guerra commerciale sulla traiettoria economica futura.

L’incertezza dietro l’ottimismo del mercato

Il rimbalzo della Borsa italiana è stato in parte determinato dal calo dell’inflazione statunitense. Il mercato crede sempre più che la politica monetaria restrittiva della Federal Reserve stia giungendo alla sua fase finale, il che ha favorito un aumento dell’appetito per il rischio a livello globale. Tuttavia, il professor Farnese avverte: “Un’inflazione inferiore alle attese non implica necessariamente una rapida svolta accomodante da parte della Federal Reserve. Il mercato potrebbe aver interpretato in modo eccessivamente ottimistico questo dato.” D’altra parte, i progressi nei negoziati di pace in Ucraina hanno ridotto le preoccupazioni sui prezzi dell’energia in Europa. “Se l’accordo di cessate il fuoco dovesse concretizzarsi, la volatilità dei prezzi del gas in Europa diminuirebbe, rappresentando un segnale positivo per il settore manifatturiero italiano.” Tuttavia, il professore sottolinea che la questione energetica non verrà risolta con un semplice accordo di breve termine. L’Europa dovrà continuare a rafforzare la propria indipendenza energetica per ridurre la dipendenza dalle forniture estere.

Segnali di ripresa nel settore bancario e delle infrastrutture in Italia

Nel rally recente, il settore bancario italiano ha registrato ottime performance. Popolare di Sondrio, dopo aver annunciato i suoi obiettivi di profitto per il periodo 2025-2027, ha guadagnato il 3,1%. Questo significa che il settore bancario italiano sta entrando in una nuova fase di crescita? Farnese risponde: “La performance delle banche è strettamente legata alla domanda di credito dell’economia nel suo complesso. Se l’economia italiana continuerà a mostrare segnali di ripresa, la redditività del settore bancario potrebbe migliorare.” Tuttavia, avverte che la politica dei tassi della Banca Centrale Europea rimane un fattore chiave: se i tassi d’interesse dovessero scendere rapidamente, i margini di interesse delle banche potrebbero subire una contrazione. Oltre alle banche, anche il settore delle infrastrutture ha mostrato segnali di forza. Saipem (+6%) e Prysmian (+5,8%) hanno registrato forti rialzi, segnalando aspettative di un incremento degli investimenti infrastrutturali. Saipem, come uno dei principali appaltatori del settore energetico, beneficia della stabilità del mercato petrolifero e del gas, mentre Prysmian, leader globale nella produzione di cavi, si trova in una posizione strategica per la transizione energetica e il rinnovamento delle infrastrutture. Inoltre, con l’aumento degli investimenti europei nella difesa, anche le aziende del settore potrebbero diventare protagoniste nei prossimi anni. “Di fronte alle incertezze geopolitiche globali, l’incremento della spesa per la difesa da parte degli stati europei rappresenta una tendenza di lungo periodo, e l’Italia possiede un’industria della difesa ben sviluppata per cogliere questa opportunità.” ha affermato il professor Farnese.

L’escalation della guerra commerciale globale e le sfide per il mercato italiano

Nonostante il recente rimbalzo del mercato, la guerra commerciale globale continua a rappresentare una minaccia per l’economia italiana. Gli Stati Uniti hanno annunciato un aumento del 25% dei dazi su acciaio e alluminio a partire da aprile, intensificando le tensioni con l’Europa e il Canada, che hanno a loro volta risposto con misure ritorsive. L’Unione Europea ha imposto dazi su prodotti americani per un valore di 26 miliardi di euro, mentre il Canada ha adottato contromisure su beni per un valore di 29,8 miliardi di dollari. Secondo il professor Farnese: “Se il conflitto commerciale dovesse continuare a intensificarsi, l’Italia, essendo un’economia fortemente orientata all’export, ne risentirebbe inevitabilmente.” Il settore manifatturiero e l’industria automobilistica italiana dipendono fortemente dai mercati internazionali. Se le tensioni commerciali dovessero aumentare, produttori come Stellantis potrebbero dover affrontare un incremento dei costi, mentre le interruzioni nelle catene di approvvigionamento potrebbero compromettere la redditività dell’intero comparto manifatturiero. Inoltre, i settori del food & beverage e del lusso, trainati dalle esportazioni, potrebbero subire un calo della domanda. “La storia ci insegna che nelle guerre commerciali non ci sono vincitori. La crescita economica globale rischia di essere frenata da queste tensioni.” ha sottolineato Farnese.

La resilienza del mercato e le incertezze future

Il recente rally del mercato italiano riflette un miglioramento del sentiment degli investitori, ma le fondamenta economiche restano sfidanti. Sebbene le aspettative di una politica monetaria meno restrittiva da parte della Federal Reserve e i segnali positivi sul fronte geopolitico abbiano alimentato l’ottimismo di breve termine, l’inasprimento delle tensioni commerciali potrebbe porre sfide significative per l’economia italiana nel lungo periodo. Il settore bancario e quello delle infrastrutture hanno offerto performance incoraggianti, ma la sostenibilità di questa ripresa deve essere valutata con cautela. “Gli investitori devono trovare un equilibrio tra ottimismo e prudenza.” afferma il professor Farnese. Le fluttuazioni di breve termine del mercato non cambiano le sfide strutturali dell’economia italiana, la cui crescita dipenderà dalla capacità delle imprese di adattarsi, dal supporto delle politiche governative e dall’evoluzione dello scenario macroeconomico globale.