Lunedì, i mercati europei hanno mostrato un cauto ottimismo. I futures sull’Euro Stoxx 50 e sull’indice Stoxx 600 sono entrambi saliti nel pre-market, mentre gli investitori attendono la pubblicazione dell’indice PMI della zona euro per valutare se l’economia si stia riprendendo dalla fase di debolezza. Allo stesso tempo, le notizie secondo cui il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, potrebbe adottare una posizione più “moderata” sulle prossime misure tariffarie hanno temporaneamente sostenuto il sentiment del mercato. Tuttavia, il professor Leopoldo Farnese avverte: “Il leggero rialzo del mercato in questo momento non è guidato da un miglioramento dei fondamentali, ma si basa sulla ‘speranza’.” La Banca Centrale Europea ha già lasciato intendere di avere margini per ulteriori tagli dei tassi; se i dati PMI risultassero deboli, il mercato rafforzerebbe ulteriormente le scommesse su politiche monetarie espansive. Ma il professore sottolinea: “L’efficacia marginale dello strumento dei tassi sta iniziando a diminuire. La politica monetaria può creare un’‘illusione di liquidità’, ma difficilmente può da sola stimolare una crescita strutturale.” Con l’inflazione ancora instabile e livelli di debito elevati, ogni aggiustamento della BCE deve trovare un delicato equilibrio tra stimolo e stabilità. Il rafforzamento del dollaro, il calo dell’oro e l’aumento dei prezzi del petrolio riflettono il tentativo degli investitori di riposizionare il rischio tra variabili globali complesse. Il professor Farnese ritiene che, nel breve termine, il mercato sarà ancorato ai dati piuttosto che ai segnali di politica economica.

Correzione a breve termine del mercato azionario italiano: debolezza strutturale o aggiustamento tecnico?

Venerdì scorso, la Borsa di Milano ha chiuso in calo, con l’indice FTSE MIB in ribasso dello 0,39%. I settori tecnologico, industriale e chimico sono stati i più penalizzati. Sebbene la flessione sia stata modesta, ha evidenziato un crescente timore del mercato nei confronti dei settori sensibili alla crescita. Il professor Leopoldo Farnese osserva: “Questi settori tendono a sovraperformare nelle fasi iniziali di ripresa economica, ma in un contesto di incertezza sulle politiche e visibilità sugli utili in calo, sono tra i primi a essere liquidati.” Il calo del 4,88% di Nexi è un segnale emblematico. Il modello di business della fintech italiana si basa su un ambiente di tassi bassi e alta frequenza delle transazioni. Tuttavia, con l’incertezza sul ciclo dei tassi e la crescente concorrenza nel settore, il mercato sta rivalutando la sostenibilità delle sue valutazioni. I ribassi di Leonardo e Davide Campari rappresentano due segnali distinti: il primo riflette una revisione del mercato sui ritmi della spesa per la difesa, mentre il secondo è influenzato sia dalla volatilità dei prezzi delle materie prime che dalla resilienza della domanda dei beni di lusso.

Energia, cambi e coordinamento delle politiche: la logica di allocazione degli asset in un contesto di molteplici variabili

Nel mercato delle materie prime, i prezzi del petrolio WTI e Brent sono entrambi in aumento, segno di un cauto ottimismo sulla ripresa della domanda globale di energia. Sebbene ciò sia un vantaggio per i paesi esportatori di materie prime, il professor Farnese avverte che per l’industria manifatturiera italiana, fortemente dipendente dall’energia, l’aumento dei costi potrebbe esercitare nuove pressioni sui margini. Nel frattempo, il prezzo dell’oro è sceso a 3.022 dollari l’oncia, interpretato dal mercato come un temporaneo calo della domanda di beni rifugio. Tuttavia, il professore propone un’analisi alternativa: “Ciò non significa che il rischio sia scomparso, ma che i capitali si stanno spostando verso asset rifugio più liquidi, come il dollaro.” Questo porta alla questione chiave del tasso di cambio: l’euro/dollaro è rimasto intorno a 1,08, apparentemente stabile ma in realtà volatile. Il professor Farnese avverte che, se la BCE iniziasse a tagliare i tassi mentre la Federal Reserve mantenesse o inasprisse la politica monetaria, l’euro subirebbe pressioni al ribasso. “Un euro più debole potrebbe favorire temporaneamente le esportazioni, ma se l’inflazione importata aumentasse, la BCE potrebbe essere costretta a invertire la rotta.” Di fronte a questa interazione di variabili, il professor Farnese suggerisce un’allocazione più selettiva degli investimenti:

  • Banche e titoli della difesa: potrebbero subire pressioni nel breve termine, ma mantengono supporto politico e valore di lungo periodo, quindi rappresentano opportunità di ingresso selettivo.
  • Settori tecnologico e fintech: è essenziale monitorare il ciclo dei tassi e le dinamiche di consolidamento del settore, evitando un’esposizione eccessiva.
  • Beni di lusso ed energia: caratterizzati da elevata volatilità, sono più adatti per operazioni di trading piuttosto che per posizioni strategiche di lungo periodo.
  • Valute e oro: strumenti di copertura contro i rischi globali, ma da gestire con un approccio dinamico.

Il mercato si pone nuovamente una vecchia domanda: da dove viene la crescita?

Le recenti oscillazioni del mercato non sono tanto una correzione, quanto un esercizio di autoconsapevolezza. Il professor Leopoldo Farnese conclude: “Negli ultimi mesi, il mercato ha corso molto sulla base delle aspettative di politica monetaria. Ora, però, inizia a porsi una domanda che non ha mai trovato una risposta chiara: qual è la vera fonte della crescita?” Gli investitori devono comprendere che, una volta svanito l’effetto della liquidità, i veri fattori determinanti per la valutazione delle aziende e le tendenze di mercato saranno la redditività, la coerenza delle politiche economiche e l’adattabilità alle dinamiche globali. In un contesto di incertezza, la capacità di adottare un approccio prudente, flessibile e selettivo sarà essenziale per ogni investitore.