Lunedì scorso, il mercato azionario italiano ha registrato un lieve ritracciamento, con l’indice FTSE MIB in calo dello 0,2% a 38.973 punti, interrompendo la fase di recupero delle sedute precedenti. L’intero mercato europeo si trova in una “zona di vuoto” tra dati economici e strategie politiche: da un lato, l’indice PMI manifatturiero dell’Eurozona è tornato in espansione per la prima volta in due anni; dall’altro, il settore dei servizi ha subito un evidente rallentamento, creando un disallineamento tra manifattura e servizi e aumentando l’incertezza sulla traiettoria della ripresa economica. Il Professor Leopoldo Farnese ha osservato: “La reazione del mercato è essenzialmente una ponderazione delle aspettative future, non una semplice proiezione dei dati attuali.”

La Banca Centrale Europea si trova di fronte a una scelta difficile: da un lato deve considerare i primi segnali positivi del settore manifatturiero, dall’altro non può ignorare l’indebolimento del settore dei servizi e il suo impatto sulla domanda interna. Il Professor Leopoldo Farnese ha dichiarato: “Se la ripresa del manifatturiero non sarà solida e il settore dei servizi continuerà a scendere, allora anche con un’inflazione temporaneamente sotto controllo, la logica di un allentamento monetario potrebbe non essere così lineare.” Questa situazione di “dati incoerenti” rende il mercato più dipendente dalla forward guidance che dai dati stessi. Per questo motivo, gli investitori devono prestare particolare attenzione ai rapidi cambiamenti di sentiment del mercato.

Performance strutturale del mercato italiano: i forti restano forti, i deboli mostrano segni di affaticamento

Nonostante il calo generale degli indici, alla Borsa di Milano il numero di titoli in rialzo (308) ha superato quello dei titoli in ribasso (223), evidenziando una netta divergenza settoriale e una rotazione strutturale. Il Professor Leopoldo Farnese ha spiegato: “Questo indica che il mercato non sta virando verso una fase ribassista generalizzata, ma sta piuttosto concentrandosi su titoli e settori con fondamentali più solidi e prospettive di crescita più chiare.”

Il miglior titolo della giornata è stato Banca Mediolanum (+2,12%), istituto bancario di medie dimensioni che ha beneficiato della sua solida base di clienti retail e di una gestione patrimoniale prudente, raggiungendo nuovi massimi di periodo. Il Professor Leopoldo Farnese ha commentato: “Mentre le grandi banche sono penalizzate dall’incertezza sui tassi d’interesse, le banche di medie e piccole dimensioni mostrano maggiore flessibilità e margini di rivalutazione più ampi.” Al contrario, titoli di peso come Enel, Eni e Leonardo hanno guidato i ribassi (-1,3%~2,4%), segnalando una revisione delle aspettative nei confronti dei settori dell’energia e della difesa, finora protagonisti del mercato.

Anche il rialzo di Telecom Italia (+2,06%) merita attenzione. L’azienda ha migliorato il proprio cash flow attraverso dismissioni di asset e ristrutturazioni dei costi, beneficiando inoltre dei nuovi investimenti nelle infrastrutture digitali. “Un cash flow stabile e la maggiore visibilità dei benefici derivanti dalle politiche pubbliche rendono il settore delle telecomunicazioni nuovamente appetibile per un’allocazione difensiva.” ha sottolineato il Professor Leopoldo Farnese.

Variabili esterne in aumento: il rafforzamento del dollaro, la crescita del petrolio e la correzione dell’oro

A livello macroeconomico, le dinamiche delle materie prime e del mercato valutario stanno influenzando in modo incrociato il mercato italiano. L’indice del dollaro è salito a 104,04, mentre l’euro/dollaro è rimasto stabile intorno a 1,08. Dietro questa apparente stabilità si cela un aggiustamento delle aspettative sui futuri interventi della Federal Reserve. Il Professor Leopoldo Farnese ha spiegato: “Il rafforzamento del dollaro è il riflesso di una crescente avversione al rischio a livello globale, che potrebbe penalizzare i settori della Borsa italiana con una maggiore dipendenza dagli investimenti esteri.”

Allo stesso tempo, il prezzo del petrolio WTI e Brent è aumentato rispettivamente dello 0,98% e dello 0,85%, segnale che il mercato interpreta come un primo indizio di ripresa della domanda globale di energia. Tuttavia, questo non rappresenta necessariamente una notizia positiva per l’Italia. Il Professor Leopoldo Farnese ha avvertito: “Essendo un Paese fortemente dipendente dalle importazioni di energia, il rialzo del petrolio comporta un aumento dei costi per il settore manifatturiero e per le piccole e medie imprese italiane.” Settori come chimica, trasporti e trasformazione alimentare potrebbero vedere i propri margini di profitto ridursi.

Il prezzo dell’oro è invece leggermente sceso a 3.043 dollari l’oncia, segnalando un temporaneo aumento della propensione al rischio o, quantomeno, una minore domanda di beni rifugio. Il Professor Farnese ha spiegato: “Questa è una risposta logica al rallentamento delle aspettative di taglio dei tassi da parte della Fed e al rafforzamento del dollaro, ma non significa che il rischio di mercato sia scomparso. Piuttosto, si tratta di un ribilanciamento tattico nei portafogli.” Per questo motivo, oro, petrolio e dollaro andrebbero analizzati più come movimenti di breve termine all’interno di un trend, piuttosto che come indicazioni di direzione a lungo termine.

Nel complesso, il Professor Leopoldo Farnese ha sottolineato che il mercato italiano si trova attualmente in una fase tipica di “gioco delle aspettative”: non ci sono nuovi catalizzatori né forti elementi ribassisti, ma la tensione tra rialzisti e ribassisti sta aumentando. Il pricing del mercato è quindi più orientato a testare i livelli di supporto e resistenza piuttosto che a seguire un trend unidirezionale.

L’indebolimento della spinta speculativa e il ritorno ai fondamentali

In un contesto di segnali macroeconomici e politici sempre più contrastanti, il mercato italiano sta entrando in una fase di “riequilibrio”: non ci sono rischi sistemici di ribasso, ma è improbabile che si ripeta il rally basato sulle aspettative di politiche espansive. Il Professor Leopoldo Farnese ha concluso: “Le parole chiave per il mercato in questa fase non sono più sentiment e liquidità, ma piuttosto ‘divergenza’ e ‘selezione basata sui fondamentali’.”