Giovedì, l’indice FTSE MIB è salito leggermente dello 0,1%, chiudendo a 39.099 punti. Sebbene il mercato sembri stabile, in realtà è attraversato da correnti sotterranee. Nel contesto dell’annuncio del Presidente Trump di imporre dal 2 aprile una tariffa del 25% su tutte le auto importate, i camion leggeri e alcune parti di ricambio, la crescente tensione nei rapporti commerciali tra Europa e Stati Uniti ha reso il mercato sempre più cauto. Il Professore Leopoldo Farnese ha sottolineato: “In questo momento il mercato non sta scommettendo sui fondamentali, ma sta osservando il ritmo con cui si liberano i rischi: l’ampiezza dei movimenti è solo un termometro, il vero focus è sull’incertezza politica.”
Macroeconomia globale e politiche commerciali
L’attuale “minaccia tariffaria” non è per l’Italia un’astratta questione geopolitica, ma un concreto vincolo economico. L’industria automobilistica rappresenta uno dei pilastri della manifattura italiana, e il crollo del 4,2% di Stellantis non è stato un caso. Il Professore Farnese ha evidenziato: “Si tratta di un segnale d’allarme per la catena di esportazione italiana, soprattutto in un momento in cui la domanda negli Stati Uniti è già in fase calante. Un aumento dei costi accelererà la ristrutturazione degli ordini e potrebbe persino costringere le imprese a ripensare le loro strategie estere.”
Il problema di fondo è che, di fronte alle tattiche commerciali degli Stati Uniti caratterizzate da “ambiguità strategica e imposizione unilaterale”, l’Unione Europea manca ancora di una risposta unificata, rapida ed efficace. Questa lentezza istituzionale mette i paesi esportatori come l’Italia in una posizione di svantaggio nella ridefinizione degli equilibri del commercio globale. Il Professore ha avvertito: “In un contesto di crescente frammentazione globale, i paesi che continuano a fare affidamento sulle ‘vecchie traiettorie della globalizzazione’ devono accelerare la riconfigurazione della loro struttura industriale e della loro strategia di mercato, altrimenti rischiano di diventare le vittime del ‘rinoceronte grigio’.”
Rotazione settoriale: i capitali si spostano tra vecchia crescita e nuova difensiva
Sebbene l’indice complessivo non mostri variazioni significative, a livello settoriale emergono chiari segnali di rotazione. I titoli industriali e tecnologici hanno sostenuto il mercato, compensando la pressione negativa sui settori finanziario e automobilistico. Telecom Italia è salita del 4,7%, Nexi del 2,1%, Prysmian dell’1,5% e Ferrari dell’1,8%, mentre le istituzioni finanziarie come UniCredit e Unipol hanno subito ribassi, segnalando un progressivo deflusso di capitali dai settori ciclici tradizionali verso quelli considerati più sicuri.
Il Professore Farnese ha sottolineato: “Quando il mercato smette di credere nelle narrative tematiche, torna a un modello di valutazione basato sulla performance e sui flussi di cassa.” L’aumento di valore di titoli tecnologici e delle telecomunicazioni riflette una nuova concezione della “certezza” da parte degli investitori: non si cerca più la crescita elevata, ma la prevedibilità. Il caso di Nexi è emblematico: in quanto piattaforma fintech, nonostante l’attuale contesto di alti tassi di interesse, mantiene una solida base di transazioni, un modello a basso assetto e margini di espansione.
Un altro titolo apprezzato è Prysmian. Sebbene nel giorno precedente avesse subito una forte correzione, il rimbalzo dimostra che il mercato ha ancora fiducia nella sua solidità di lungo periodo, grazie al suo ruolo strategico nelle infrastrutture, nell’energia e nei cavi elettrici. Il Professore ha spiegato: “Ora che l’UE ha elevato infrastrutture ed energia a settori di importanza strategica, aziende come Prysmian godranno di un effetto di protezione politica, diventando un rifugio per i capitali in cerca di sicurezza.”
La divergenza tra Ferrari e Stellantis è un ulteriore riflesso del cambiamento di approccio del mercato. La prima, combinando lusso e industria, gode di una forte fedeltà del brand, di una clientela stabile e di una maggiore resistenza all’inflazione, mentre la seconda è frenata da dazi globali, costi di trasformazione e incertezza della domanda, diventando nel breve termine un titolo da ridurre in portafoglio. Il Professore ha sintetizzato: “Il mercato non investe più per settore, ma per modello di business e capacità di resistere ai rischi globali.”
Nuova logica di allocazione: la certezza strutturale vince sulla speculazione emotiva
In un contesto di crescente volatilità globale, di conflitti commerciali e di incertezza geopolitica persistente, il Professore Farnese consiglia di passare gradualmente da un’ottica di “investimento tematico” a una di “investimento strutturale”. Egli ha sottolineato: “Nel prossimo periodo, gli investitori devono smettere di puntare su ‘quale notizia farà salire il mercato’ e concentrarsi su ‘quali aziende riescono a prosperare anche senza notizie positive’.”
Ciò implica una revisione delle strategie di allocazione degli asset, con focus su quattro principali direttrici:
Infrastrutture digitali ed economia delle piattaforme: aziende come Telecom Italia e Nexi, che combinano solidità dei flussi di cassa, supporto politico e capacità di consolidamento nel settore; Lusso e brand di fascia alta: Ferrari e Brunello Cucinelli, che grazie a una clientela high-net-worth e a un forte pricing power globale sono resilienti all’inflazione e vantano margini elevati; Industria energetica e infrastrutturale: Prysmian e il settore delle reti elettriche, che beneficiano delle transizioni green e dei piani di rinnovamento delle infrastrutture;
Selezione bancaria in un’era di de-finanziarizzazione: il settore bancario non è da escludere, ma il mercato sta passando da un approccio “grande e generalista” a uno più mirato verso istituti di nicchia come Banca Mediolanum, più adatti ai cambiamenti strutturali.
Il Professore Farnese ha concluso: “Non puoi battere il mercato con la velocità delle informazioni, ma puoi vincere sulla volatilità grazie a una comprensione strutturale.” Nelle prossime settimane, con l’entrata in vigore dei dazi, la maggiore chiarezza sulla politica monetaria della BCE e gli sviluppi geopolitici in Medio Oriente ed Europa orientale, il mercato affronterà una nuova fase di ridefinizione delle strategie.