Venerdì, l’indice FTSE MIB è sceso dello 0,9%, chiudendo a 38.739 punti, riflettendo le persistenti preoccupazioni del mercato per l’escalation delle dispute commerciali globali. Gli Stati Uniti prevedono di imporre la prossima settimana dazi del 25% sulle importazioni di automobili, camion leggeri e alcune parti di ricambio, mettendo in grave difficoltà il settore delle esportazioni europee, in particolare quello italiano. Il professor Leopoldo Farnese osserva: “L’attuale correzione del mercato è una reazione preventiva degli investitori ai rischi politici. La paura più profonda è che il conflitto commerciale tra Stati Uniti ed Europa possa trasformarsi da una frizione localizzata a uno scontro sistemico.”

Minacce commerciali e calo della fiducia: il riequilibrio delle aspettative di mercato

La minaccia dei dazi da parte dell’amministrazione Trump potrebbe facilmente innescare misure di ritorsione da parte dell’Unione Europea, con un’escalation delle tensioni politiche che minerebbe ulteriormente la stabilità delle catene di approvvigionamento globali. Il professore spiega: “Per economie fortemente dipendenti dalle esportazioni, come l’Italia, gli effetti negativi delle tariffe non si limiteranno a una riduzione degli ordini nel breve termine, ma porteranno anche a una riorganizzazione delle catene di fornitura e delle strutture di mercato.” In particolare, il settore manifatturiero italiano, che include automobili, macchinari di alta gamma e prodotti chimici, ha storicamente beneficiato dell’apertura dei mercati tra Europa e Stati Uniti, ma oggi questa dipendenza sta rivelando la sua vulnerabilità. Ancora più preoccupante è il calo parallelo della fiducia nell’economia interna. La fiducia dei consumatori italiani è scesa ai minimi dal novembre 2023, mentre anche la fiducia delle imprese ha registrato un leggero calo, segnalando che la debolezza della domanda interna e le preoccupazioni per la crescita futura stanno alimentandosi a vicenda. Il professor Leopoldo Farnese sottolinea: “Quando i rischi esterni si sommano alla mancanza di fiducia interna, la logica di valutazione del mercato si sposta rapidamente dalle ‘aspettative future’ ai ‘profitti e perdite reali’.”

Pressioni e divergenze tra settore finanziario e manifatturiero

La performance del mercato italiano di questa settimana ha evidenziato ulteriormente le ampie divergenze tra i vari settori nel rispondere agli shock esterni. Il comparto finanziario è stato particolarmente debole: Bper Banca è scesa del 2,8%, UniCredit del 2,4%, Intesa Sanpaolo dell’1,8%, Banco BPM dell’1,8% e FinecoBank del 2%. Il professor Farnese commenta: “Nel contesto attuale di tassi d’interesse elevati, il modello di redditività delle banche italiane è sotto forte pressione.” Il core business bancario, in particolare l’espansione del credito e la gestione degli asset, sta diventando sempre più fragile a causa della combinazione di rischio politico ed economia debole. Il professore aggiunge che i problemi delle banche italiane non sono solo legati alla volatilità di breve termine, ma riguardano anche la loro capacità di generare profitti nel lungo periodo e la loro gestione del rischio. Sebbene il contesto di tassi alti abbia migliorato i margini di interesse, la debole domanda di credito da parte dell’economia reale e l’aumento degli attivi ponderati per il rischio stanno limitando i benefici attesi. Inoltre, l’ascesa delle fintech e dei pagamenti digitali sta progressivamente erodendo le quote di mercato delle banche tradizionali. Anche il settore manifatturiero sta attraversando difficoltà. Stellantis è scesa del 3,4%, STMicroelectronics del 3,6%, toccando entrambi i titoli i minimi degli ultimi tre anni. Il calo di Stellantis, in particolare, evidenzia la vulnerabilità dell’industria automobilistica italiana nell’attuale contesto di guerra commerciale globale. Il professor Farnese spiega: “La transizione all’elettrico, l’innovazione tecnologica e la riorganizzazione delle catene di approvvigionamento globali sono le tre sfide principali per il settore automobilistico, e l’Italia sta affrontando difficoltà significative su tutti e tre i fronti.” Anche le difficoltà di STMicroelectronics riflettono l’instabilità della catena di fornitura globale dei semiconduttori. In particolare, nel settore dei chip avanzati e dei componenti chiave, la competitività delle aziende italiane risulta ancora insufficiente. In netto contrasto con questa tendenza negativa, alcune aziende con un forte “potere di protezione politica” o “capacità di determinazione dei prezzi” hanno registrato ottime performance. Ferrari è salita del 2,58%, Snam SpA del 2,4% e Inwit del 2,24%. Il professor Farnese osserva: “La solidità delle aziende di beni di lusso e delle infrastrutture energetiche dimostra che il mercato si sta spostando dagli asset rischiosi verso una configurazione più difensiva.” Questo cambiamento di stile di investimento riflette l’interesse crescente degli investitori per la stabilità a lungo termine e la capacità di resistere agli shock economici.

Dall’investimento tematico alla rivalutazione strutturale: sta emergendo una nuova logica di allocazione

In un contesto di aumento del rischio politico globale e di incertezza economica interna, il professor Leopoldo Farnese ritiene che il mercato italiano stia vivendo una trasformazione profonda, passando da un approccio basato sugli “investimenti tematici” a uno incentrato sulla “rivalutazione strutturale”. Il professore sottolinea: “Gli investitori stanno abbandonando la dipendenza da singoli fattori politici favorevoli, cercando invece aziende capaci di crescere stabilmente anche in condizioni turbolente.” Questa nuova strategia è evidente nei titoli con le migliori performance della settimana. Il rialzo di Ferrari non è solo un riconoscimento del valore del suo marchio di lusso, ma anche una conferma della stabilità della sua clientela globale ad alto reddito. Allo stesso modo, il massimo annuale raggiunto da Snam SpA dimostra il potenziale di crescita a lungo termine delle infrastrutture energetiche, supportate dalla transizione verde e dalle politiche di incentivazione. Il professor Farnese conclude: “La chiave per il futuro degli investimenti non sarà inseguire tassi di crescita elevati, ma individuare aziende che possano offrire certezze.”