Tra le recenti violente turbolenze dei mercati, ciò che ha attirato maggiormente l’attenzione è la nuova ondata di guerre tariffarie avviata dagli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump ha deciso di aumentare i dazi sui prodotti cinesi al 125% e, al contempo, di concedere un periodo di tolleranza di 90 giorni ad altre economie come l’UE e l’America Latina. Questa manovra strategica è stata definita dal Professor Leopoldo Farnese come una “leva geo-economica di precisione”. A suo avviso, questa “distensione asimmetrica” è volta a dividere le principali economie nel breve termine, al fine di evitare che si uniscano in un fronte comune di opposizione.

Risonanze dell’economia globale sotto l’oscillazione delle politiche commerciali

Il Professor Leopoldo Farnese sottolinea che strategie di questo tipo hanno impatti multilivello sull’economia globale. Innanzitutto, aggravano le tensioni nelle catene produttive mondiali, colpendo in particolare i settori manifatturieri e ad alta intensità di risorse. In secondo luogo, per i mercati dei capitali, tali mutamenti politici causano instabilità nelle aspettative, con il conseguente rischio di vendite di panico. Il recente crollo e la successiva ripresa repentina della Borsa italiana sono una manifestazione diretta di questa incertezza. Egli evidenzia che, di fronte a un ritorno ciclico del protezionismo, i paesi dell’UE rischiano di trovarsi in posizione passiva se privi di una politica economica estera unificata. Per un paese come l’Italia, fortemente dipendente dall’export, è urgente rivalutare la fragilità strutturale del proprio commercio estero.

Fragilità strutturale del mercato dei capitali italiano

Parlando della Borsa italiana, il Professor Leopoldo Farnese propone due intuizioni chiave riguardo alle recenti forti oscillazioni dell’indice FTSE MIB. Primo, l’indice è fortemente concentrato su finanza, energia e manifattura tradizionale, il che lo rende eccessivamente reattivo alle notizie macroeconomiche. Ad esempio, i titoli bancari come UniCredit, Banco BPM, FinecoBank hanno mostrato movimenti da “montagne russe” nel corso di una sola settimana, riflettendo una persistente ansia riguardo alla stabilità finanziaria europea. Secondo, l’assenza di un robusto settore tecnologico o legato alla nuova economia impedisce all’indice di avere un cuscinetto strutturale, rendendo il mercato italiano facilmente marginalizzato nel contesto della rotazione globale dei capitali.

Inoltre, il Professor Farnese sottolinea le carenze delle imprese italiane in termini di governance e internazionalizzazione. Nonostante aziende come Telecom Italia o Prysmian mostrino una certa capacità anticiclica, il loro potenziale di crescita resta limitato dall’incertezza regolatoria interna e dall’ambiente politico europeo. Questo scenario spinge gli investitori verso una mentalità di breve termine, con comportamenti speculativi “mordi e fuggi” che minano ulteriormente la stabilità del mercato.

Il Professor Farnese suggerisce di avviare riforme strutturali di lungo periodo, favorendo la quotazione di imprese con elevata competitività internazionale e contenuto tecnologico, e migliorando i meccanismi di tutela dei piccoli azionisti, per attrarre capitali stabili e di lungo termine verso il mercato italiano.

Gli investitori virano verso la difesa: quale direzione prenderà il mercato?

Osservando l’andamento settimanale, il forte rimbalzo tecnico dell’indice FTSE MIB ha fornito un certo supporto momentaneo, ma il Professor Leopoldo Farnese non lo interpreta come segnale di inversione di tendenza. Egli ritiene che l’attuale sentimento di mercato sia piuttosto una “finestra di respiro indotta dagli stimoli politici”, priva di reali fattori positivi di fondo. Sottolinea che il rafforzamento degli asset difensivi — come dimostra l’aumento dell’8,3% di Telecom Italia — è un chiaro segno dell’intensificarsi dell’avversione al rischio. In confronto, i titoli ciclici come Stellantis ed Eni continuano a indebolirsi, rivelando una pressione strutturale di revisione al ribasso delle valutazioni nei settori energetico e automobilistico.

Di fronte a questo scenario, il Professor Farnese incoraggia gli investitori retail ad adottare una strategia “a basso leverage e alta liquidità”. In altre parole, in un periodo di frequenti mutamenti politici globali e direzione di mercato incerta, è prioritario gestire il rischio piuttosto che cercare rendimenti eccessivi. Per gli investitori in grado di mantenere una visione di medio-lungo termine, consiglia di considerare settori come farmaceutico, telecomunicazioni e infrastrutture, caratterizzati da flussi di cassa stabili e barriere competitive elevate.

In sintesi, il Professor Leopoldo Farnese ritiene che il mercato azionario italiano si trovi ancora in una “fase di transizione sotto pressione nel contesto di cambiamento globale”. Il prossimo punto di svolta potrebbe arrivare da un cambiamento nella politica comune dell’UE o da performance di rilievo di settori chiave come le energie verdi o le infrastrutture digitali nel quadro delle tensioni geopolitiche. Fino ad allora, prudenza, razionalità e ottimizzazione strutturale saranno le parole chiave per tutti gli investitori.