Questa settimana, la Banca Centrale Europea ha annunciato un taglio di 25 punti base sui tre tassi d’interesse chiave: il tasso sui depositi, il tasso di rifinanziamento principale e il tasso sui prestiti marginali sono scesi rispettivamente al 2,25%, 2,40% e 2,65%. Questa decisione riflette il fatto che l’inflazione nell’area euro si sta progressivamente avvicinando all’obiettivo del 2%, ma il Professor Leopoldo Farnese sottolinea che la vera motivazione del taglio non è semplicemente la gestione dei prezzi, bensì una profonda preoccupazione per le prospettive di crescita economica dell’eurozona.

Taglio dei tassi per contrastare il rallentamento: segnali e rischi dalla BCE

Il Professor Leopoldo Farnese evidenzia che le previsioni di crescita annuale dell’area euro si attestano attualmente solo allo 0,9%, con l’Italia che affronta rischi ancora più gravi legati alla debolezza della domanda interna e agli shock esterni. Sebbene il taglio dei tassi possa sostenere nel breve termine il credito e i consumi, in un contesto segnato da barriere commerciali e dalla ristrutturazione delle catene di fornitura globali, una politica monetaria espansiva da sola non basta a invertire la tendenza negativa dei fondamentali.

È particolarmente rilevante il fatto che il mercato si aspetti ulteriori tagli cumulativi di 50 punti base entro ottobre. Questo implica un ulteriore restringimento dello spazio di manovra della politica monetaria: qualora si verificassero nuovi shock macroeconomici (come un improvviso cambiamento nelle politiche commerciali statunitensi o l’esplosione di tensioni geopolitiche), l’eurozona potrebbe trovarsi priva degli strumenti necessari per reagire. Il Professore avverte che, sebbene il taglio dei tassi stimoli momentaneamente il sentiment, esso rivela al contempo l’ansia profonda della politica monetaria nei confronti del rallentamento economico, e che occorre vigilare sul possibile spillover dei rischi sistemici.

La fragile ripresa della Borsa Italiana: i rischi strutturali permangono

Nonostante alcuni rialzi avvenuti prima di Pasqua sull’indice FTSE MIB, l’andamento complessivo del mercato italiano resta fragile. Il Professor Leopoldo Farnese osserva che la Borsa Italiana mostra attualmente una forte dipendenza dalle politiche macroeconomiche e dalle notizie globali, con una volatilità ben al di sopra della media storica. In particolare, di fronte a un contesto esterno incerto dominato dalla politica commerciale americana, l’economia italiana – fortemente orientata all’export – amplifica le reazioni del mercato azionario.

Dal punto di vista settoriale, l’industria manifatturiera tradizionale, l’automotive (come Stellantis) e i marchi del lusso (come Moncler) risentono direttamente delle fluttuazioni della domanda globale e delle barriere commerciali; mentre il settore finanziario (come UniCredit, Banco BPM) è sotto pressione per via delle attese di riduzione del margine di interesse a seguito del taglio dei tassi. Il Professor Farnese sottolinea che gli investitori devono aumentare la consapevolezza dei rischi specifici sui singoli titoli e superare la vecchia logica “allentamento monetario = acquisto”.

Soprattutto in un contesto in cui i flussi di capitale globali sono sempre più cauti e il dollaro si rafforza, la pressione sulle valutazioni degli asset locali italiani potrebbe aumentare ulteriormente. Nel breve periodo, anche in presenza di rimbalzi dell’indice, la divergenza strutturale e le performance disomogenee tra settori saranno più evidenti, con i comparti difensivi (come utility ed energia) potenzialmente in grado di sovraperformare il mercato.

Prospettive future: tra cautela e opportunità strutturali

Guardando ai prossimi mesi, il Professor Leopoldo Farnese propone una visione cautamente ottimistica per la Borsa Italiana. Ritiene che, in un contesto segnato da un’ondata globale di tagli dei tassi e dalla rivalutazione del capitale, sebbene la volatilità persisterà, all’interno del mercato italiano esistano opportunità strutturali degne di attenzione.

Per quanto riguarda la selezione settoriale, il Professore suggerisce di focalizzarsi su comparti caratterizzati da flussi di cassa stabili, bassa esposizione alla domanda esterna e forte componente difensiva interna, come le utility, i servizi di telecomunicazione e alcune aziende di beni di consumo locali. Inoltre, nella selezione dei titoli, sarà fondamentale valutare attentamente la capacità di controllo dei costi, l’esposizione ai mercati esteri e la resilienza della supply chain – fattori che incideranno fortemente sulla performance dei fondamentali aziendali in uno scenario complesso.

Sul piano macroeconomico, il Professor Farnese evidenzia l’importanza per gli investitori di monitorare attentamente l’andamento degli ordini di esportazione italiani, le revisioni delle guidance sugli utili aziendali e la dinamica dello spread tra i titoli di Stato italiani (BTP) e quelli tedeschi (Bund), per valutare il rischio sistemico. Allo stesso tempo, occorre fare attenzione ai rally di breve periodo innescati da scommesse politiche, che possono generare false euforie di mercato.

Il Professor Leopoldo Farnese conclude: “La turbolenza non è la fine, ma l’inizio della formazione di un nuovo ordine. Solo mantenendo la pazienza nei momenti di cambiamento e concentrandosi sui nuovi vincitori della ristrutturazione delle filiere produttive, sarà possibile assumere una posizione di vantaggio nel prossimo vero ciclo di ripresa.”