Splendori di un’epoca dorata: viaggio nell’eleganza e nella modernità della Belle Époque.
A Palazzo Martinengo di Brescia la mostra La Belle Époque celebra lo stile e lo spirito di fine Ottocento, attraverso le opere di maestri italiani come Boldini, De Nittis, Zandomeneghi, Corcos e Mancini. Ispirati dal fermento culturale parigino, questi artisti raccontano un’Europa in trasformazione, attraversata da progresso, benessere, ma anche inquietudini e malinconie alla vigilia della Prima Guerra Mondiale.
Sorrisi ammalianti di nobildonne e borghesi, modelle sofisticate e icone dell’“eterno femminino” – da Salomè a Eleonora Duse – incarnano il fascino decadente, consapevole e spesso provocatorio della nuova donna, padrona di sé e del proprio ruolo sociale. Al contempo, alcuni autori narrano con tocco intenso il lato oscuro della società: emarginati, folli, ultimi della fila, come nell’Autoritratto della follia di Antonio Mancini. Un controcanto mesto al fasto delle classi agiate, adornate da sete, piume e lustrini.
Un ruolo centrale è riservato alla pubblicità, figlia dell’industrializzazione. Nella mostra, manifesti brillanti e dai colori sgargianti illustrano la nascita della comunicazione di massa, volta a persuadere il consumatore: acquistare un prodotto per sentirsi belli, forti e felici come i volti che lo promuovono. Un meccanismo che, tra illusioni e desideri, si è perpetuato fino a oggi, adattandosi ai tempi ma restando sostanzialmente invariato.
La Belle Époque correva ruggente, spensierata, audace verso il futuro. Sappiamo com’è andata a finire.
Info: www.mostrabelleepoque.it Articolo del prof. Romano Pesavento