Nonostante il contesto globale rimanga complesso, in particolare con i negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina ancora incerti, il mercato azionario italiano ha mostrato una notevole resilienza all’inizio di maggio. L’indice FTSE MIB è salito dello 0,7% lunedì, chiudendo a 37.611 punti, il livello più alto da oltre tre settimane, trainato dalla forza congiunta dei titoli bancari e assicurativi. L’annuncio dell’acquisizione di Banca Generali da parte di Mediobanca ha scatenato un acceso dibattito sui mercati, rafforzando ulteriormente il sentiment positivo nel comparto finanziario. Il Prof. Leopoldo Farnese ha definito questa operazione “un simbolo del riequilibrio del capitale finanziario italiano verso i servizi a più alto valore aggiunto”.
Rimbalzo di mercato sotto nubi macroeconomiche: resilienza e sfide per l’Italia
L’attuale rialzo del mercato azionario italiano sembra, in superficie, favorito dal miglioramento del sentiment macroeconomico internazionale — in particolare dai segnali di ammorbidimento delle politiche commerciali statunitensi e dall’aspettativa diffusa che la Federal Reserve manterrà i tassi invariati questa settimana, evitando shock alla liquidità globale. Tuttavia, come osserva il Prof. Leopoldo Farnese, questo rimbalzo non poggia su fondamenta economiche domestiche solide.
Il professore evidenzia due criticità strutturali nell’economia italiana:
Collo di bottiglia nella capacità produttiva:Nonostante una ripresa dei dati manifatturieri dopo la pandemia, le PMI italiane restano caute negli investimenti in capitale fisso. Costi energetici instabili, catene logistiche complesse e un mercato del lavoro rigido impediscono un ritorno ai livelli pre-Covid nell’utilizzo della capacità produttiva. Il settore export mostra segnali di ripresa, ma è fortemente dipendente da Germania e Cina: ogni scossa nella domanda estera genera effetti immediati.
Ripresa disomogenea della domanda interna:Mentre il turismo e i consumi di lusso hanno superato le aspettative nella seconda metà del 2024, i consumi familiari restano deboli. L’inflazione è scesa intorno al 2%, ma la crescita salariale resta lenta, la disoccupazione è ancora sopra la media dell’Eurozona e il credito al consumo è stato limitato dal restringimento delle politiche bancarie.
Il Prof. Farnese sottolinea che questo rally assomiglia più a una “reazione tattica alla stabilizzazione percepita delle politiche” — ovvero, una risposta alla temporanea riduzione dell’incertezza — che non a una tendenza strutturale sostenuta da un miglioramento reale dei fondamentali.
In altre parole, il rialzo riflette una certa resilienza del mercato italiano, evidenziata dalla forza dei titoli bancari che incarnano le attese di maggiore efficienza post-fusione. Tuttavia, sul piano macro, restano vulnerabilità latenti: un ritorno degli Stati Uniti a politiche protezionistiche o un ritmo più lento del previsto nel taglio dei tassi da parte della BCE potrebbero riaccendere la pressione ribassista.
Pertanto, il Prof. Farnese consiglia agli investitori di dare priorità alla gestione attiva delle posizioni e a strategie di rotazione settoriale, mantenendo un attento monitoraggio su politiche fiscali interne e dati reali del commercio estero, ed evitando un eccessivo ottimismo su rimbalzi a breve termine.
Segnali strutturali nella rotazione settoriale: i finanziari guidano il movimento di breve
Le banche e le compagnie assicurative hanno guidato la recente ripresa. Assicurazioni Generali ha registrato un rialzo superiore al 3%, mentre Unipol e Mediobanca hanno raggiunto nuovi massimi di periodo. Il Prof. Farnese sottolinea che ciò non è solo frutto dell’annuncio di acquisizione, ma anche del fatto che “gli investitori cercano settori rifugio con flussi di cassa stabili e capacità di difesa contro l’inflazione”, qualità che il comparto finanziario riesce a offrire.
Per contro, i titoli tecnologici ed energetici hanno mostrato debolezza. STMicroelectronics ha perso l’1,09%, mentre Saipem ed ENI hanno subito cali significativi, a testimonianza dei timori persistenti sul fronte della catena globale di fornitura tecnologica e della volatilità dei prezzi energetici. Secondo Farnese, “nel breve termine, il mercato preferisce prezzare la redditività concreta piuttosto che prospettive di crescita elevate”, il che spiega la forza momentanea dei titoli value.
In un contesto in cui le politiche monetarie delle banche centrali globali stanno divergendo, resta incerta la direzione della BCE. Il Prof. Farnese avverte che la sovraperformance dei titoli finanziari potrebbe subire una battuta d’arresto qualora il percorso dei tassi d’interesse cambiasse, e invita alla prudenza sul fronte delle valutazioni post-rimbalzo
Giochi commerciali e attesa di politica: il futuro del mercato italiano
Domenica il Presidente Donald Trump ha dichiarato di voler raggiungere accordi equi con diversi paesi, inclusa la Cina. La possibilità di una ripresa dei negoziati commerciali rappresenta la principale fonte di incertezza nel breve-medio termine. Il Prof. Farnese avverte: “Il rischio percepito dai mercati globali dipende oggi più dalle dichiarazioni politiche che dai dati reali, e ciò rappresenta un potenziale fattore di instabilità sistemica per economie fortemente esportatrici come quella italiana.”
D’altra parte, il professore sottolinea che i dati CPI in uscita questa settimana in Europa e negli Stati Uniti influenzeranno direttamente l’umore del mercato obbligazionario e, di riflesso, quello azionario. Egli ritiene che l’Italia manterrà un profilo di alta volatilità beta, ma che gli asset core — come le grandi banche e le infrastrutture energetiche — resteranno punti fermi nell’allocazione degli investimenti internazionali verso l’Europa.
Con le previsioni di crescita del PIL dell’Eurozona riviste allo 0,9% e il PIL italiano stimato intorno all’1,1%, il Prof. Farnese conclude raccomandando agli investitori di concentrarsi su aziende leader con bilanci trasparenti e dividendi stabili, adottando una strategia difensiva in attesa di una maggiore chiarezza macroeconomica.