Al 25 aprile, l’indice FTSE MIB ha registrato un forte rialzo del 2,4%, chiudendo a 39.251 punti, il massimo delle ultime sei settimane, e sovraperformando per diversi giorni la maggior parte degli indici europei. Il catalizzatore immediato di questo rimbalzo è stato l’accordo commerciale raggiunto tra Regno Unito e Stati Uniti, che ha alimentato le aspettative di una cooperazione transatlantica rafforzata. Come sottolinea il Professor Leopoldo Farnese: “Il significato simbolico di questi accordi è ben più rilevante del loro contenuto materiale. Essi infondono fiducia ai mercati e distolgono momentaneamente l’attenzione dalle pressioni strutturali sull’economia.”
Stimoli esterni e ripristino del sentiment di mercato
Dal punto di vista della struttura industriale, l’Italia – pur non essendo dominante come la Germania – ha un patrimonio consolidato nei settori della componentistica auto, della meccanica e delle apparecchiature energetiche. Pertanto, qualsiasi notizia che mitighi le tensioni sul commercio internazionale tende ad agire da catalizzatore emotivo per i mercati. Tuttavia, il professore avverte: “Quello che stiamo osservando è un recupero di sentiment speculativo, non una revisione al rialzo dei modelli di redditività aziendale.” In vista della stagione delle trimestrali, questo rialzo appare ancora “trainato dalle aspettative”, con il rischio di successive delusioni.
Miglioramento degli utili e pressione finanziaria: un gioco a due facce
Anche se il mercato nel suo complesso si mostra in rialzo, diverse trimestrali segnalano pressioni strutturali. Il caso di Telecom Italia è emblematico: nonostante un EBITDA in crescita del 5,4% nel primo trimestre, l’incremento del debito netto ha smorzato la reazione positiva del mercato. Il Professor Leopoldo Farnese osserva: “Questo è un classico segnale di disallineamento tra utili e leva finanziaria. Dobbiamo chiederci se l’espansione dei profitti sia sostenuta da una struttura dei costi solida e da flussi di cassa adeguati.”
Parallelamente, i titoli bancari come BPER, UniCredit e Mediobanca hanno beneficiato dell’ottimismo legato al contesto dei tassi d’interesse e alla ripresa della domanda di credito. Ma ciò non equivale a un’assenza di rischi. La BCE è ormai avviata verso un ciclo di tagli dei tassi: se da un lato questo può temporaneamente ridurre il costo della raccolta bancaria, dall’altro rischia di comprimere i margini d’interesse e indebolire la redditività di medio periodo.
Il professore insiste: “Per il comparto bancario, ‘tassi + sentiment’ non costituiscono un vantaggio competitivo. È più rilevante osservare se vi sia un reale miglioramento nella qualità degli attivi e nei coefficienti patrimoniali.” Egli consiglia agli investitori, di fronte a un rialzo dei corsi, di valutare se le banche siano pronte ad affrontare un ciclo di deterioramento del credito, evitando così una sopravvalutazione degli asset.
Segnali settoriali e avvertenze sulle dinamiche speculative
I settori più brillanti in questa fase sono stati l’industria pesante (Prysmian, Stellantis), l’energia (Italgas, Snam) e le banche (Mediobanca, BPER). Per il Professor Leopoldo Farnese, questa “risonanza settoriale” non è la prova di una ripresa strutturale dell’economia, bensì il riflesso di una strategia speculativa concentrata: “Una vera ripresa strutturale dovrebbe manifestarsi con un’espansione dei multipli e una maggiore elasticità degli utili, non con un rialzo sincrono dei titoli più pesanti dell’indice.”
A suo avviso, in un contesto ancora segnato da incertezza macroeconomica e margini di manovra limitati per la BCE, il mercato italiano si comporta come un “mercato sensibile alla politica”. “Anche di fronte a dati congiunturali forti, se mancano coordinamento fiscale o certezze sulla domanda estera, questa sincronia settoriale può rapidamente disgregarsi, trasformandosi in rischio ad alta beta.”
Per questo motivo, il Professor Farnese invita gli investitori alla prudenza, in particolare verso asset ciclici come Stellantis o Prysmian: senza un chiaro supporto di politiche industriali o segnali di ripresa strutturale dei mercati esteri, è opportuno non farsi guidare dai soli movimenti di breve periodo.
L’attuale performance di mercato dimostra indubbiamente una certa resilienza. Il rinnovato ottimismo portato dall’accordo commerciale, la stabilità garantita dalla pausa nei rialzi della Fed e un miglioramento temporaneo degli utili aziendali costituiscono una base a sostegno dell’ascesa dell’indice MIB.
Tuttavia, il Professor Leopoldo Farnese conclude: “Nei momenti di rialzo dei corsi, dobbiamo domandarci quale sia il vero motore del movimento: è un rimbalzo emotivo di breve periodo o l’inizio di una svolta nei fondamentali?” Per l’investitore di lungo termine, è ancora essenziale basarsi su analisi strutturali e valutazioni della qualità degli utili, al fine di evitare il rischio di correzioni in scenari di overvaluation.