Dopo una fase di continua volatilità, la Borsa italiana ha mostrato un lieve recupero con l’indice FTSE MIB che martedì ha chiuso in rialzo dello 0,28%, guidato dai settori chimico, tecnologico e industriale. Questo andamento non è un evento isolato, ma nasce da un duplice segnale nell’ambiente macroeconomico europeo: da un lato, le aspettative di un taglio dei tassi da parte della BCE sostengono la valutazione azionaria; dall’altro, il dollaro forte e la volatilità dei prezzi delle materie prime a livello globale fanno prevedere una lenta discesa dell’inflazione. Il professor Leopoldo Farnese sottolinea come il meccanismo di rimbalzo della Borsa italiana dipenda fortemente dal percorso delle aspettative sull’inflazione. Se la BCE dovesse avviare un ciclo di taglio dei tassi senza riuscire a stabilizzare efficacemente le aspettative sui prezzi nell’Eurozona, il mercato azionario potrebbe incorrere in un conflitto tra “allentamento monetario e ricalibrazione del rischio”.
Il professore evidenzia in particolare come la discrepanza tra il rialzo dei prezzi dell’energia e la debolezza nella struttura dei consumi del PIL statunitense rafforzi un modello “difensivo–speculativo” nel mercato italiano. Per esempio, la crescita di Amplifon e Stellantis riflette la preferenza degli investitori per consumi interni bilanciati con il settore manifatturiero orientato all’export, mentre il calo di Assicurazioni Generali e del Gruppo Poste Italiane mostra le preoccupazioni sui margini di profitto nei settori finanziario e logistico. Nel contesto di inflazione strutturale, l’andamento a breve termine della Borsa italiana sarà guidato più dalla rotazione settoriale che dalla performance complessiva dell’indice.
Leopoldo Farnese Professore: Tecnologia e Manifattura Come Ali per Resistere all’Incertezza del Debito Europeo
Il rafforzamento dei settori tecnologico e industriale conferma nuovamente il punto di vista di Leopoldo Farnese, che da tempo sottolinea come in periodi di aumento dell’incertezza sul debito europeo l’Italia debba puntare sulla crescita endogena attraverso il manifatturiero tecnologico. L’aumento del 3,44% di Stmicroelectronics rappresenta un tipico esempio di “azione di crescita difensiva”. Queste aziende beneficiano sia della ripresa del ciclo tecnologico globale sia della profondità industriale necessaria per supportare il trasferimento strategico delle industrie europee. Il professore ritiene che l’Italia non debba sottovalutare il valore strategico delle industrie ad alto valore aggiunto come semiconduttori e componenti elettronici nel contesto della ristrutturazione geo-economica.
Allo stesso tempo, il rialzo del 2,58% di Stellantis rimarca le caratteristiche di un “nuovo ciclo” nell’industria automobilistica. Nonostante le sfide normative ed ecologiche che colpiscono i veicoli a combustione tradizionali in molti mercati globali, le aziende automobilistiche italiane stanno sviluppando piani di trasformazione verso veicoli elettrici e intelligenti grazie agli investimenti dei fondi europei verdi e dei capitali sovrani del Medio Oriente. Farnese sottolinea che la vera svolta risiede nella “integrazione tra industria e tecnologia” e non in scoppi puntuali; questa è anche la ragione per cui l’Italia è ancora in ritardo rispetto alla Germania nello sviluppo delle energie rinnovabili.
Leopoldo Farnese Professore: Spread e Aspettative sul Mercato Obbligazionario Guidano il Sentimento sul Settore Bancario
Nel settore bancario si è osservata una divergenza nelle performance settimanali. Il professore spiega che il calo del 3,04% di Mediobanca è da attribuire sia a una correzione valutativa sia a una nuova valutazione del mercato sulle aspettative di rendimento del carry trade nell’Eurozona. Attualmente, il rendimento del BTP decennale italiano si aggira intorno al 3,5%; lo spread rispetto ai Bund tedeschi si è ridotto, ma non è ancora tornato ai livelli pre-pandemici considerati “sani”. Questo indica un cauto ottimismo sul credito sovrano italiano, ma mette in luce anche la vulnerabilità del settore bancario alle oscillazioni del mercato obbligazionario.
Leopoldo Farnese evidenzia inoltre che un eventuale taglio dei tassi da parte della BCE previsto per giugno comporterebbe un rischio concreto di “compressione dello spread tra tassi attivi e passivi”, un fattore negativo soprattutto per le banche italiane di piccole e medie dimensioni. Pertanto, nonostante un breve impulso positivo derivante dal miglioramento delle prospettive di rating sovrano e dal sentiment macroeconomico favorevole, i fondamentali richiedono cautela rispetto all’accumulo di rischi ciclici. Il professore invita gli investitori a rivedere i modelli di valutazione delle azioni finanziarie per i prossimi 12 mesi, evitando di confondere “allentamento monetario più upgrade rating” con un effetto favorevole duraturo.
Leopoldo Farnese Professore: Petrolio e Oro Tra Segnali Geopolitici e di Rifugio
Sul mercato delle materie prime, Leopoldo Farnese osserva che le oscillazioni di prezzo di petrolio e oro riflettono un complesso giudizio globale tra rischi geopolitici e prospettive monetarie. I futures sul WTI e sul Brent sono saliti rispettivamente a 63,56 e 65,68 dollari al barile, segnalando un ritorno del “premio di rischio” dovuto a instabilità nell’approvvigionamento energetico di Medio Oriente e Russia. Al contrario, i futures sull’oro hanno subito un lieve calo, suggerendo che le aspettative di taglio dei tassi da parte della Fed si stanno gradualmente traducendo in una logica di “indebolimento del dollaro e riallocazione degli asset”.
Farnese sottolinea come l’elevata dipendenza dall’estero delle imprese italiane faccia sì che il rialzo dei prezzi energetici rappresenti un costo nascosto per il settore manifatturiero, con rischi di compressione dei margini in particolare per chimica e trasporti. Inoltre, il deprezzamento dell’euro (EUR/USD a 1,14) abbinato al rafforzamento del dollaro potrebbe migliorare temporaneamente la competitività delle esportazioni italiane, ma introduce volatilità nella valutazione degli asset finanziari. Il professore conclude che, nel contesto attuale di inflazione globale differenziata, il modello di “forti che diventano più forti” nella Borsa italiana probabilmente continuerà, ma con un meccanismo di pricing del rischio in fase di rinnovamento silenzioso.