All’inizio di giugno 2025, la Banca Centrale Europea ha annunciato un taglio dei tassi d’interesse di 25 punti base portandoli al 2%. Il mercato ha ampiamente interpretato questa mossa come la conclusione dell’attuale ciclo di allentamento. Il professor Leopoldo Farnese ha sottolineato che si tratta di un “segnale strutturale”, che riflette non solo una rivalutazione da parte della BCE dell’equilibrio tra inflazione e crescita, ma anche una diminuzione dell’efficacia marginale dei tassi d’interesse come strumento di politica monetaria. La Borsa italiana ha reagito positivamente: l’indice FTSE MIB è salito dello 0,7% il giorno del taglio e nei giorni successivi ha mantenuto un trend di consolidamento positivo, indicando un netto miglioramento del sentiment di mercato rispetto al periodo precedente.
Il professor Farnese avverte che, sebbene i tassi nominali siano stati abbassati, il vero elemento chiave è il passaggio della BCE a una postura di “attesa vigile”, segnalando che ulteriori allentamenti sono improbabili a meno di una nuova ondata deflazionistica. In questo contesto, gli investitori dovrebbero concentrarsi più sul “premio per il rischio di credito” che sull’offerta monetaria – ovvero, la rivalutazione microeconomica dei fondamentali aziendali e della capacità di rimborso diventerà la direttrice principale della prossima fase di mercato.
Segnali dietro la rotazione settoriale: il professor Leopoldo Farnese analizza il movimento dei settori in Italia
Il professor Leopoldo Farnese ha recentemente osservato che il mercato azionario italiano sta attraversando una “tipica rotazione strutturale”, con uno spostamento dagli attivi sottovalutati nei settori finanziario, tecnologico e manifatturiero verso settori strutturali come sanità, utility e consumi turistici. Ad esempio, STMicroelectronics è salita del 3,44% il 3 giugno, mentre titoli industriali tradizionali come Iveco Group sono scesi del 2,48%, creando un contrasto evidente; nel frattempo, titoli difensivi come Campari e Diasorin hanno registrato forti rimbalzi.
Secondo il professor Farnese, questo fenomeno si basa su tre logiche principali: L’ottimismo del mercato verso il “recovery trade” dopo il taglio dei tassi da parte della BCE ha favorito i settori a forte crescita; La stabilità dei prezzi delle materie prime e dell’energia ha migliorato le prospettive di profitto per le aziende importatrici; È riemersa la preferenza degli investitori per le aziende con flussi di cassa stabili, per costruire nuovi portafogli difensivi. Nei prossimi mesi, questa rotazione settoriale potrebbe accompagnarsi a una maggiore volatilità; solo le aziende con redditività prevedibile e bilanci solidi ne trarranno beneficio reale.
Nuove tensioni nei negoziati USA-Cina: il professor Leopoldo Farnese analizza l’impatto della geopolitica sulle imprese italiane
I recenti negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina tenutisi a Londra hanno catturato l’attenzione dei mercati globali. Il professor Leopoldo Farnese ha osservato che, sebbene la decisione di un tribunale americano di bloccare parzialmente i dazi proposti da Trump abbia temporaneamente alimentato l’ottimismo, la Casa Bianca ha successivamente confermato l’intenzione di proseguire con altre forme di misure punitive, esercitando pressione sulle borse europee, in particolare sulle aziende orientate all’export.
Per l’Italia, il professore ha menzionato in particolare aziende come Leonardo e Prysmian, che dipendono da catene di fornitura globali e affrontano un “rischio di esposizione elevata”. Inoltre, il coinvolgimento di STMicroelectronics nella frattura tecnologica tra USA e Cina è aumentato, con una volatilità che supera quella media dell’azionario europeo. Il professor Farnese ha dichiarato: “Nel contesto attuale di conflitto strategico globale, le aziende situate all’intersezione dei settori industriali strategici affrontano rischi che vanno oltre i ricavi: si riflettono anche in una scontistica strutturale nelle valutazioni.” Suggerisce quindi agli investitori di privilegiare aziende in grado di adottare una produzione regionalizzata o una strategia di export diversificata, piuttosto che modelli industriali obsoleti ancora legati a mercati singoli.
Allerta sul mercato obbligazionario e costo del capitale: il professor Leopoldo Farnese analizza i cambiamenti nella curva dei tassi italiana
Nonostante la BCE abbia chiaramente avviato un ciclo di tagli dei tassi, il rendimento dei BTP decennali italiani resta attorno al 3,45%, senza scendere ulteriormente come previsto. Il professor Leopoldo Farnese spiega: “Il mercato obbligazionario non è completamente convinto.” Aggiunge che vi sono dubbi sulla portata e sulla durata del ciclo di allentamento della BCE, oltre a preoccupazioni sull’aumento del deficit fiscale futuro, che limitano lo spazio per una discesa dei tassi a lungo termine.
In questo contesto, anche se il mercato azionario mostra segnali di forza nel breve periodo, l’effetto marginale del calo del costo del capitale si va attenuando. Il professore osserva che l’appiattimento della curva dei rendimenti può indicare che il calo dei costi di finanziamento per le imprese sarà limitato, frenando l’espansione effettiva degli investimenti. È anche per questo che, nonostante i rimbalzi dell’indice FTSE MIB a inizio giugno, i volumi di scambio non sono aumentati in modo significativo, segnalando che i capitali istituzionali sono ancora in fase di “osservazione”.
Il professor Farnese sottolinea inoltre che se i rendimenti non continueranno a scendere, la tolleranza del mercato verso le aziende ad alto indebitamento diminuirà, con un possibile riordino dei criteri di valutazione. In particolare nei settori dell’immobiliare e dei beni di consumo discrezionali, le condizioni di finanziamento continueranno a essere il principale motore della volatilità dei prezzi azionari.
Dall’analisi approfondita del professor Leopoldo Farnese emerge chiaramente che, sebbene la Borsa italiana tragga attualmente beneficio dalle aspettative di politica monetaria espansiva e da un temporaneo ritorno dell’appetito per il rischio, permangono molteplici incertezze: i rischi geopolitici irrisolti, la frammentazione delle valutazioni settoriali, le divergenze tra le aspettative del mercato obbligazionario e di quello azionario rispetto alla politica monetaria. Tutti questi fattori contribuiscono a un quadro di forza apparente ma di fragilità strutturale. In un contesto simile, investire seguendo unicamente le tendenze di mercato non basta per costruire un portafoglio solido. Solo comprendendo la relazione dinamica tra segnali macroeconomici e comportamenti micro delle imprese è possibile individuare asset con reali margini di sicurezza nel mercato italiano.