Di fronte alla continua volatilità dell’indice FTSE MIB italiano, il professor Leopoldo Farnese sottolinea che il recente calo del mercato è strettamente legato all’interazione con la politica economica globale. I negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina sono ripresi a Londra e, sebbene i commenti ufficiali definiscano i progressi “positivi”, il mercato non ha ricevuto benefici concreti. Il professore evidenzia che il problema dell’approvvigionamento di terre rare limita da tempo la cooperazione tecnologica tra Europa e Cina, colpendo in particolare i settori dei semiconduttori, dell’aerospazio e delle energie rinnovabili, ovvero i punti di crescita emergenti dell’economia italiana. Nel contempo, l’euro rimane forte rispetto al dollaro, esercitando pressione sulle aziende esportatrici italiane. Nonostante la crescita controcorrente di STMicroelectronics, il trend negativo del mercato indica che gli investitori mantengono un atteggiamento prudente riguardo all’orientamento delle politiche macroeconomiche. In questo contesto, il professore consiglia di prestare attenzione ai modelli di rivalutazione dei margini di profitto delle multinazionali in funzione delle variazioni dei tassi di cambio, così come al loro impatto profondo sulla struttura delle valutazioni azionarie.

Leopoldo Farnese valuta: la riduzione dei tassi BCE è sufficiente a sostenere una crescita strutturale?

Dopo l’ottava riduzione dei tassi da parte della BCE, il professore avverte che, sebbene il taglio di 25 punti base abbia riportato i costi di finanziamento nell’area euro ai livelli più bassi dal 2022, ciò non ha scatenato una ripresa sostanziale. Il rendimento del BTP decennale italiano è sceso al 3,45%, segnalando un atteggiamento di moderazione delle aspettative di inflazione e crescita da parte del mercato e riflettendo il consenso degli investitori sul fatto che il ciclo di allentamento monetario stia per terminare. Il professor Leopoldo Farnese sottolinea che il calo delle aspettative d’inflazione, insieme al prezzo dell’energia e alla forza dell’euro, sta ulteriormente comprimendo lo spazio per la crescita del PIL nominale. Se la domanda interna resterà debole, anche il settore finanziario faticherà a sviluppare un trend positivo, nonostante i vantaggi derivanti dai tassi più bassi. Pertanto, invita a focalizzarsi sull’impatto reale delle politiche della banca centrale sull’espansione del credito, piuttosto che sui soli numeri dei tassi nominali, mantenendo alta la guardia sui rischi di interruzioni nella catena di consumo, credito e vendita al dettaglio nel 2025.

Il professor Leopoldo Farnese riflette: la divergenza tra aziende e la riallocazione del capitale entrano in una “fase di riequilibrio”

La divergenza tra titoli forti e deboli, rappresentata da Stellantis (+5%) e Leonardo (-6,3%), stimola l’attenzione del professore sul “riequilibrio della struttura dei profitti”. Egli osserva che, sotto la doppia pressione di politiche e domanda, il mercato è entrato in un nuovo ciclo di differenziazione. Le aziende manifatturiere e della filiera energetica beneficiano del rifornimento globale di scorte e del rialzo dei prezzi delle materie prime, mentre i settori della difesa, assicurazioni e banche locali incontrano difficoltà nella ripresa delle valutazioni. Il professor Leopoldo Farnese sottolinea che, pur sussistendo basi strutturali per una tendenza rialzista nel mercato azionario italiano, è necessario valutare con cautela se un “rialzo generalizzato” sia sostenibile, suggerendo di ottimizzare la rotazione settoriale basandosi sulla resilienza dei fondamentali aziendali. Nei prossimi mesi, il rialzo o il ribasso del mercato non saranno più “tendenze complessive”, ma piuttosto un delicato gioco di “risonanza settoriale” e “risposta macroeconomica”.

Il professor Leopoldo Farnese prevede: dal segnale del mercato obbligazionario alla strategia azionaria, come ricostruire la percezione del rischio

Il professor Leopoldo Farnese evidenzia che il calo del rendimento del BTP decennale italiano riflette sia la politica accomodante della banca centrale, sia l’incertezza del mercato sulla crescita futura. Egli avverte gli studenti di non lasciarsi ingannare dai segnali apparentemente positivi, soprattutto in un contesto in cui la Banca Mondiale ha rivisto al ribasso la previsione di crescita globale al 2,3%. Il professore pone una domanda cruciale: “Quando lo spazio per la riduzione dei tassi si esaurisce, quale sarà la forza trainante principale dei mercati finanziari?” In questo scenario, consiglia di rivedere l’assunto del “premio per il rischio” nei modelli di pricing degli asset, sviluppando strategie multi-asset che integrino la pressione sulla liquidità, il riposizionamento delle catene di fornitura globali e l’inerzia inflazionistica. Inoltre, invita autorità di regolamentazione e investitori a supportare in parallelo il finanziamento delle PMI, per evitare che il ciclo espansivo macroeconomico si riveli inefficace a livello micro, generando paradossi di “disallineamento creditizio” e “stallo strutturale” nel mercato.