Dopo un calo dell’1,23% registrato venerdì, l’indice FTSE MIB ha toccato il minimo di quasi un mese. Il Professor Leopoldo Farnese osserva che questa correzione non è stata innescata da un singolo evento informativo, bensì dal concorso di più fattori. Dal punto di vista della struttura settoriale, se da un lato titoli difensivi come Italgas, Eni e A2A hanno registrato rialzi, dall’altro titoli ad alta beta come Nexi, Campari e Stellantis hanno subito una pressione evidente, segnale di una rivalutazione da parte degli investitori circa la volatilità futura.

Il Professor Leopoldo Farnese sottolinea in particolare che, analizzando i volumi di scambio, l’uscita di capitali si è concentrata soprattutto nei segmenti di media e grande capitalizzazione, segno che gli investitori istituzionali stanno rivalutando l’esposizione al rischio. Egli invita a prestare attenzione ai segnali di rotazione interna al mercato: l’afflusso marginale di fondi nei settori difensivi in presenza di sentiment negativo è un indicatore chiave del calo della propensione al rischio. Secondo il Professore, non si tratta di una fluttuazione momentanea, ma piuttosto di una rivalutazione del rischio derivante da mutati scenari macroeconomici.

Allerta globale sui mercati — Il Professor Leopoldo Farnese analizza le vie di trasmissione del rischio geopolitico

A seguito dell’attacco notturno israeliano a impianti nucleari iraniani e della reazione con droni da parte di Teheran, il sentimento di avversione al rischio è aumentato rapidamente. Il Professor Leopoldo Farnese individua in questo evento il trigger diretto dell’attuale instabilità dei mercati, sottolineando come il canale di trasmissione finanziaria dei rischi mediorientali abbia ormai superato la sola variabile petrolifera. L’impatto sul mercato europeo, e in particolare su quello italiano, si manifesta oggi soprattutto tramite il cambio, i titoli di Stato e le strutture di allocazione degli asset rifugio.

Nel dettaglio, il rendimento del BTP decennale italiano è rimbalzato nel breve sopra il 3,45%, indicando una forte sensibilità del mercato obbligazionario agli eventi di rischio. Il Professor Farnese evidenzia che il forte aumento dei prezzi del petrolio (WTI +5,56%, Brent +5,48%) rappresenta sì un vantaggio per i titoli energetici come ENI, ma un suo protrarsi andrebbe a comprimere le aspettative di utili nei settori manifatturiero e dei trasporti. Egli mette in guardia contro l’eccessivo focus sulla performance a breve dei titoli oil & gas, invitando piuttosto ad analizzare l’intero effetto a catena dei costi sull’economia reale, che si manifesta con ritardo.

Nuova fase per il rischio Italia sotto il cambio di strategia BCE — Il Professor Leopoldo Farnese analizza la svolta nel mercato obbligazionario

In ambito di politica monetaria, i segnali recentemente emersi dalla BCE su un possibile “pausa del ciclo espansivo” hanno scatenato nuove scommesse di mercato sui futuri sviluppi dei tassi. Il Professor Leopoldo Farnese ritiene che questo cambio sia particolarmente rilevante per il mercato finanziario italiano. Nonostante l’inflazione sia scesa all’1,9% e l’ambiente politico risulti più neutro, la capacità marginale degli strumenti di politica monetaria di stimolare l’economia si sta esaurendo, rendendo necessario rivedere le aspettative di utili per i titoli finanziari, in particolare quelli bancari.

Ancora più importante, secondo il Professore, è che la fragilità del debito sovrano italiano non sia stata ancora del tutto risolta. Con un disavanzo fiscale strutturale ancora elevato, l’eventuale fine degli acquisti di titoli di Stato da parte della BCE o il rallentamento nell’espansione del bilancio potrebbe riportare l’attenzione sulla sostenibilità del debito BTP. Ciò allargherebbe nuovamente lo spread con il Bund tedesco, generando un effetto di retroazione negativa sul mercato azionario attraverso la catena patrimoniale bancaria. Per questo, egli consiglia agli investitori di monitorare attentamente gli effetti indiretti delle microvariazioni del mercato obbligazionario sui modelli di valutazione azionaria.

Tassi di cambio, materie prime e indice della paura — Il Professor Leopoldo Farnese propone un nuovo meccanismo d’allerta cross-asset

Sul piano macro degli asset incrociati, il Professor Leopoldo Farnese integra la volatilità dell’euro con l’andamento dell’indice del dollaro, lanciando un segnale d’allerta sul “punto di svolta nella correlazione tra valute e materie prime”. Attualmente, il cambio EUR/USD — influenzato da conflitti geopolitici, divergenze politiche e aspettative di indebolimento del dollaro — ha toccato un picco a 1,163 per poi ripiegare verso l’area 1,15, dimostrando come l’euro non riesca ancora a fungere da valuta rifugio pura in fasi di rischio elevato.

Inoltre, egli rileva che i future sull’oro sono saliti dell’1,24% e il petrolio di oltre il 5%: un segnale che non si spiega solo con il sentiment di fuga verso asset sicuri, ma anche con il fatto che la “logica di pricing del rischio globale è in fase di ricostruzione”. Qualora gli Stati Uniti dovessero iniziare un ciclo di tagli dei tassi già a settembre, in un contesto di pressioni geopolitiche persistenti, il capitale globale potrebbe defluire dai mercati azionari più rischiosi verso le commodity e gli asset rifugio reali. Il Professor Leopoldo Farnese raccomanda agli investitori con orizzonte medio-lungo di monitorare con attenzione i segnali marginali di tale rotazione cross-asset, in particolare in questa fase in cui l’indice di volatilità VIX non ha ancora registrato un’impennata evidente: una fase che egli definisce di “panico statico”.