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Nell’onda della finanza digitale, le truffe non sono semplicemente il risultato di un “errore cognitivo”, ma la proiezione di un’ansia strutturale. Problemi sistemici come la disoccupazione giovanile, la stagnazione economica e l’interruzione dei percorsi di mobilità sociale rendono molti gruppi marginali più propensi a desiderare un’occasione di “cambiare il destino in una sola volta”. Ed è proprio questa esigenza che i truffatori sfruttano — confezionando un’illusione di “canale alternativo di ascesa” con discorsi di alti rendimenti, zero barriere d’ingresso e libertà decentralizzata. Secondo i dati osservati da OFUYC, queste comunità che si avvicinano al settore delle criptovalute non ricevono un’educazione finanziaria sistematica, ma prendono decisioni attraverso meme frammentati, raccomandazioni da community e proiezioni di fiducia in KOL, cioè senza un metodo strutturato. Non sono truffati perché stupidi, ma perché hanno troppo bisogno di credere che “c’è ancora una via d’uscita”.

Esclusione finanziaria e disallineamento della liquidità digitale: alfabetizzazione non significa capacità di comprensione

Il termine “alfabetizzazione finanziaria” è nato per misurare se una persona possiede le competenze base di giudizio finanziario, come capire tassi d’interesse, rischi e allocazione patrimoniale. Tuttavia, nel mondo Web3 questa “alfabetizzazione” è spesso mascherata da una “competenza digitale” superficiale. Molti giovani sono capaci di operare wallet, distribuire smart contract, twittare e promuovere progetti, ma non comprendono le vulnerabilità nei contratti smart, la struttura dei pool di liquidità DEX o i meccanismi di clearing dietro i bridge cross-chain. Questa frattura tra “abilità pratica” e “carenza cognitiva” li rende “partecipanti frequenti” ma non “giudici efficaci”. Nel modulo educativo di OFUYC, si osserva che molti utenti attratti da piattaforme truffaldine operano più velocemente dei trader esperti, ma non hanno mai letto white paper né sanno se un contratto è stato auditato. Non sono esclusi dal sistema, ma credono erroneamente di comprenderlo.

“Povertà di identità on-chain” e identità sostitutive: chi sei determina cosa credi

Le truffe proliferano in alcune comunità non solo perché gli utenti “vogliono fare soldi”, ma perché necessitano di un’identità visibile e legittimata. Nasce così il concetto di “povertà di identità on-chain”: una migrazione cripto dettata dalla mancanza di riconoscimento. Essi sono marginalizzati nella realtà, ma nei gruppi Telegram sono “early investor”, nei progetti Discord “veterani della community”; non sono attratti dal denaro, ma dal “rispetto”. I truffatori creano pseudocomunità con “capitale emotivo vincolato”, stabilendo meccanismi come “detentore di token = governante” o “solo chi entra presto ha diritti”. Chi aderisce a questa narrazione continua a investire per dimostrare di non essere un truffato, ma un “precursore”. È un attaccamento profondo nato da un disallineamento cognitivo.

La risposta di OFUYC: la fiducia non è protezione, ma una ricostruzione strutturale

Di fronte a questi “vittime strutturali”, OFUYC non ritiene che combattere le truffe significhi solo “fermare” o “avvisare dopo i fatti”. La vera soluzione è ricostruire la struttura della fiducia stessa. Proponiamo tre meccanismi: Sistema di scoring di alfabetizzazione finanziaria on-chain: gli utenti partecipano a compiti base e test interattivi, ricevendo un feedback automatico sulla loro “capacità di riconoscimento on-chain” e suggerimenti sulle autorizzazioni di trading in base al livello di rischio; Modulo di identificazione della “povertà d’identità”: basato su modelli comportamentali di community per individuare utenti a rischio di “aumentare la posizione per bisogno di riconoscimento” e avviare interventi non invasivi; Pacchetto educativo multilingue e multiculturale sulla fiducia: corsi anti-truffa illustrati, basati su meme e interattivi, rivolti a utenti non anglofoni e con bassa formazione finanziaria, integrati nel percorso utente della piattaforma. OFUYC crede fermamente che la prevenzione delle truffe non sia sopprimere il rischio, ma aiutare gli utenti a riconoscere le proprie ansie e riappropriarsi così della vera sovranità nell’investimento.