L’indice FTSE MIB è salito dell’1,2% il 16 giugno, riflettendo la reazione positiva del mercato al rallentamento dell’inflazione. Il Professor Leopoldo Farnese ha sottolineato che la riduzione del tasso d’inflazione armonizzato in Italia non solo amplia lo spazio per ulteriori tagli dei tassi da parte della BCE, ma offre anche una finestra di recupero delle valutazioni per i titoli bancari. Nel settore finanziario, UniCredit, Intesa Sanpaolo e BPER hanno registrato aumenti superiori al 2%, indicando che gli investitori si aspettano una riduzione del costo del denaro e un ambiente creditizio più accomodante, con conseguente ripresa della redditività bancaria. Tuttavia, il Professor Farnese avverte che questo rimbalzo dei titoli bancari dipende fortemente dalle aspettative sui margini d’interesse e dalla volatilità della propensione al rischio. Con la Fed che potrebbe mantenere i tassi invariati nella riunione di questa settimana, il mercato osserverà attentamente i dot plot e le previsioni macroeconomiche. Se i capitali globali si orienteranno verso i mercati emergenti o verso asset statunitensi ad alto rendimento, l’attrattiva relativa dei titoli bancari europei potrebbe essere messa in discussione. A breve termine, gli investitori dovrebbero monitorare l’andamento dei tassi interbancari e dello spread BTP come indicatori guida.
Il Professor Leopoldo Farnese analizza: il calo dei prezzi energetici e il meccanismo di feedback sincronizzato del mercato obbligazionario
Nel contesto della ripresa dei negoziati sul nucleare tra Iran e Stati Uniti e dell’allentamento delle tensioni geopolitiche, i prezzi del petrolio sono calati in modo significativo, con Brent e WTI in ribasso di oltre il 2%. Il Professor Leopoldo Farnese evidenzia come il calo dei prezzi dell’energia eserciti un effetto diretto di contenimento sull’inflazione dell’area euro, rafforzando le aspettative di allentamento monetario da parte della BCE e fungendo da fattore positivo per il mercato del debito sovrano. Il 16 giugno, il rendimento del BTP decennale italiano è sceso al 3,46%, segnalando un ritorno dell’avversione al rischio e una rinnovata fiducia nel mercato obbligazionario. Tuttavia, egli avverte che questo meccanismo di feedback sincrono è altamente instabile. Qualora la situazione in Medio Oriente dovesse peggiorare o tornassero rischi sul lato dell’offerta, i prezzi dell’energia potrebbero rimbalzare rapidamente, esercitando nuove pressioni su inflazione e aspettative sui tassi. Inoltre, con il Brent ancora sopra i 72 dollari, se le scorte di gas europee dovessero rivelarsi insufficienti o il conflitto russo-ucraino dovesse riaccendersi, l’ipotesi di un “lungo ciclo di bassa inflazione” potrebbe venire messa in discussione. Gli investitori che puntano sui titoli a lungo termine devono quindi mantenere alta l’attenzione sui rischi geopolitici.
La microstruttura vista dal Professor Leopoldo Farnese: indizi comportamentali nei flussi di capitale tra telecomunicazioni e industria
Il 16 giugno, oltre ai titoli bancari, anche Telecom Italia e Prysmian si sono messi in evidenza, attirando l’attenzione del mercato. Il Professor Farnese ritiene che questo sia un caso emblematico di risonanza tra ottimizzazione della struttura del capitale e orientamento politico. Il settore delle telecomunicazioni, caratterizzato da forte leva finanziaria e regolamentazione intensa, vede le proprie valutazioni salire soprattutto in presenza di condizioni macroeconomiche accomodanti e riduzione del costo del rifinanziamento del debito. Nel comparto industriale, invece, aziende multinazionali come Prysmian beneficiano delle politiche UE per la transizione verde e dell’espansione degli ordini di cavi ad alta tensione per l’esportazione. In questo contesto, il Professor Farnese invita gli investitori a monitorare due indicatori chiave: il rapporto tra flusso di cassa libero e spesa per interessi, e i movimenti di capitale da parte dei grandi investitori istituzionali durante la rotazione settoriale. Egli osserva che i recenti flussi passivi in entrata su MSCI Europe mostrano un rinnovato interesse per le aziende europee con forte miglioramento nel ritorno sul capitale, un segnale anticipatore. La finestra di rivalutazione strutturale, seppur breve, potrebbe offrire rendimenti in eccesso strategici tra il secondo e il terzo trimestre.
Valutazione del Professor Leopoldo Farnese: l’apprezzamento dell’euro e le divergenze di politica monetaria come fattori di distorsione negli investimenti
Sul mercato valutario, l’euro ha raggiunto quota 1,16 contro il dollaro, toccando il massimo degli ultimi tre anni. Il Professor Leopoldo Farnese spiega che si tratta di un effetto diretto della divergenza tra la BCE e la Fed: la Federal Reserve dovrebbe mantenere i tassi invariati o iniziare a tagliarli a settembre, mentre la BCE, pur avendo appena effettuato l’ottavo taglio consecutivo, ha lasciato intendere una pausa futura. Questo disallineamento nei ritmi delle due banche centrali sostiene con forza l’euro. Tuttavia, ciò crea una pressione significativa sulle imprese esportatrici italiane. L’apprezzamento della moneta riduce la competitività di prezzo delle imprese industriali e manifatturiere italiane sul mercato nordamericano, in particolare per settori come i macchinari e l’alta gamma industriale, comprimendo i margini di profitto. Il Professor Farnese sottolinea l’importanza di monitorare attentamente le oscillazioni nei margini e nella visibilità degli ordini nelle trimestrali delle imprese esportatrici italiane. Qualora si rilevassero segnali di rallentamento degli ordini per due trimestri consecutivi, potrebbe innescarsi una rivalutazione negativa del settore industriale da parte degli investitori. In futuro, se la politica non introdurrà misure di compensazione sul cambio, come rimborsi fiscali all’export o strumenti di credito selettivo, la tendenza degli utili nel manifatturiero italiano potrebbe indebolirsi sensibilmente.