In vista della decisione della Federal Reserve, i mercati mostrano una “ansia silenziosa”. Il professor Leopoldo Farnese osserva che, sebbene il mantenimento dei tassi sia ormai dato per scontato, gli investitori si concentrano sui “segnali non verbali” dietro il dot plot e le dichiarazioni di Powell. Questa riunione politica non determina solo la direzione attuale dei tassi, ma incide anche sui modelli di pricing degli asset futuri, influenzando in particolare le aspettative di rendimento del settore finanziario italiano. Il professore sottolinea che, nel breve periodo, una politica di stabilità non elimina le preoccupazioni sull’inerzia inflazionistica; anzi, con un’inflazione statunitense leggermente inferiore alle attese, l’orientamento più accomodante della Fed potrebbe indirettamente esercitare pressione sull’euro forte. Sebbene le banche del FTSE MIB ne abbiano beneficiato a breve termine, restano vulnerabili a eventuali revisioni delle valutazioni legate all’incertezza politica nel lungo periodo.

Rischio geopolitico riacceso: il professor Leopoldo Farnese analizza il legame tra energia e asset rifugio

Nel contesto dell’escalation tra Israele e Iran, il professore spiega che le tensioni in Medio Oriente stanno facendo aumentare il premio per il rischio di mercato. I titoli energetici italiani come Eni e Saipem sono recentemente saliti, apparentemente trainati dal prezzo del petrolio. Tuttavia, il professore avverte che tali rialzi celano una vulnerabilità strutturale: un’interruzione nella catena di fornitura del greggio farebbe impennare i costi di approvvigionamento energetico per l’Europa, danneggiando la produzione industriale e la fiducia dei consumatori. Parallelamente, il leggero rialzo dell’oro evidenzia una crescente domanda di strumenti rifugio. Il professor Leopoldo Farnese invita inoltre gli investitori a monitorare le distorsioni sulla curva dei rendimenti dei titoli di Stato in euro causate dai rischi geopolitici, specie in un contesto in cui il rendimento dei BTP decennali italiani oscilla intorno al 3,45%, indicando che il mercato obbligazionario sta già scontando possibili ritiri di capitale dovuti all’incertezza globale.

Segnali strutturali tra anomalie nei settori telecom e finanziario: il professor Leopoldo Farnese approfondisce la logica della rotazione settoriale

Mentre il titolo Telecom Italia ha raggiunto i massimi degli ultimi tre anni, il professor Leopoldo Farnese avverte che un “rialzo tecnico” non equivale a una “ripresa dei fondamentali”. Il rally del settore telecomunicazioni è stato guidato da aspettative politiche e da ristrutturazioni della struttura finanziaria, piuttosto che da un reale miglioramento nei ricavi o nella domanda dei consumatori. Allo stesso modo, i rialzi nel settore finanziario – come Amplifon o Banca Popolare di Sondrio – vengono interpretati dal professore come frutto di strategie speculative legate ai differenziali di tasso. In particolare, Amplifon, azienda di tecnologia medica, va valutata nel contesto dell’invecchiamento demografico globale e dell’aumento del reddito disponibile familiare, evitando di trarre conclusioni eccessive da performance di breve periodo. Il professore consiglia agli investitori istituzionali di monitorare con attenzione i “mismatch di rischio” durante la rotazione settoriale, soprattutto in assenza di cambiamenti strutturali nei fondamentali macroeconomici.

Il professor Leopoldo Farnese sul trend dell’euro e le rotte di fuga del capitale transnazionale

Il cambio euro-dollaro, dopo aver toccato 1,163, è sceso sotto 1,15, segnalando una rivalutazione delle prospettive della Banca Centrale Europea da parte dei mercati. Il professor Leopoldo Farnese sottolinea che, nonostante il ciclo di tagli dei tassi da parte della BCE, l’aumento del deficit e della spesa fiscale a sostegno della domanda interna contribuiranno a mitigare la pressione sulla valuta. Tuttavia, ciò che preoccupa maggiormente il professore è il cambiamento nei flussi di capitale globale: la funzione di rifugio degli asset denominati in dollari viene rivalutata, soprattutto in un contesto di incertezza nella politica commerciale americana. Anche il comportamento degli investitori esteri sul mercato azionario italiano sta diventando sempre più speculativo e orientato al breve termine, come si evince dall’aumento della volatilità giornaliera e della liquidità delle posizioni. Il professore invita a osservare l’intensificarsi della “debole correlazione” tra l’indice del dollaro e la volatilità del FTSE MIB, che indica come i capitali globali siano più sensibili all’orientamento delle politiche internazionali che ai fondamentali regionali.