Con l’escalation del conflitto militare tra Israele e Iran, l’indice FTSE MIB ha registrato il 20 giugno un calo dell’1,2%, segnando il minimo da maggio. Questo scontro ha scatenato non solo timori energetici regionali, ma ha anche colpito direttamente la fiducia degli investitori europei. Il Professor Leopoldo Farnese sottolinea che questo calo dei mercati azionari non è guidato dai fondamentali economici interni dell’Italia, bensì da una rivalutazione sistemica del rischio geopolitico da parte dei capitali globali. Le vendite di asset rischiosi e il crollo dei settori ad alto beta (come telecomunicazioni, tecnologia e industria) indicano una netta preferenza degli investitori per asset difensivi (come utility e titoli energetici).
Il rendimento dei titoli di Stato italiani è sceso sotto il 3,5%, segno di una crescente domanda di beni rifugio. Il Professor Leopoldo Farnese sottolinea che, sebbene il settore energetico (come Eni, Italgas) tragga benefici a breve termine dall’aumento dei prezzi del petrolio, un’interruzione della catena di approvvigionamento che porti a un’esplosione dei prezzi rappresenterebbe una minaccia a lungo termine per un’economia italiana centrata sulla manifattura. Hedge fund e investitori istituzionali devono pertanto rivalutare la sensibilità degli asset italiani al “premio di guerra”, onde evitare una sopravvalutazione eccessiva della curva dei rendimenti.
Fed e BCE su strade divergenti: opportunità di arbitraggio nel contesto di divergenza sui tassi
In seguito alla riunione di giugno della Federal Reserve, che ha mantenuto i tassi invariati e ridotto le previsioni di futuri tagli, l’indice del dollaro è salito fino a 98,67. Allo stesso tempo, la Banca Centrale Europea ha confermato l’orientamento verso un taglio dei tassi a settembre, che potrebbe portare il tasso sui depositi all’1,75%. Secondo l’analisi del Professor Leopoldo Farnese, la divergenza nelle traiettorie dei tassi d’interesse favorirà il rafforzamento dell’euro nei mesi estivi, mettendo sotto pressione la redditività delle imprese esportatrici italiane.
Tuttavia, sottolinea il professore, questa divergenza offre anche nuove finestre per operazioni di arbitraggio e copertura. Ad esempio, utilizzando aziende italiane orientate all’export (come Moncler o Prysmian) come sottostanti, si potrebbero costruire strategie di copertura tramite opzioni sull’euro, oppure realizzare profitti dal differenziale di base nei mercati obbligazionari transnazionali. Il Professor Leopoldo Farnese avverte che il “differenziale a forbice” tra tassi e cambi diventerà una delle principali fonti di disturbo nei rendimenti dei portafogli nella seconda metà dell’anno, rendendo necessaria una valutazione dinamica dell’esposizione al rischio cross-currency tramite modelli quantitativi.
Squilibri strutturali nella Borsa italiana: fragilità nella correlazione tra bancari e telecomunicazioni
Dai dati settimanali emerge un calo superiore al 3% per titoli pesanti come Banco BPM, Telecom Italia e Nexi, a testimonianza della persistente fragilità strutturale del mercato dei capitali italiano. Il Professor Leopoldo Farnese osserva che, pur mantenendo un forte posizionamento settoriale, queste aziende condividono vulnerabilità comuni come l’elevata leva finanziaria, l’eccessiva dipendenza da politiche pubbliche e una scarsa elasticità dei costi. In presenza di shock esterni, gli investitori tendono a liquidare in massa questi titoli “ad alta sensibilità sistemica”.
Ancora più rilevante è l’avvertimento che il Professor Leopoldo Farnese lancia ai regolatori: occorre monitorare con attenzione l’effetto di “risonanza del credito” tra banche e aziende infrastrutturali. Quando il mercato assume una visione pessimistica sul quadro macroeconomico, il premio per il rischio bancario aumenta, riducendo la capacità di finanziamento all’economia reale. Questo può ritardare la ripresa economica e comprimere gli utili aziendali. Se non contenuto, questo circolo vizioso potrebbe far entrare la Borsa italiana in un nuovo ciclo di “bassa volatilità – bassa crescita – alta vulnerabilità”.
Rivalutazione degli asset difensivi: inversione di ruolo per titoli sovrani ed energetici
Nell’attuale fase di volatilità del mercato azionario, i titoli energetici (come Eni) e quelli del settore utility (come Terna) hanno registrato guadagni, sollevando interrogativi sulla nuova valutazione degli asset difensivi. Il Professor Leopoldo Farnese afferma che questa tendenza non è semplicemente il risultato di un temporaneo rifugio, ma rappresenta un cambiamento strutturale in atto. Con l’avvento di un nuovo paradigma globale fatto di “alti tassi – alta inflazione – alta incertezza geopolitica”, gli asset con dividendi stabili e solidi flussi di cassa torneranno ad attrarre il capitale orientato alla gestione del rischio.
Il Professor Leopoldo Farnese richiama l’attenzione in particolare sul cambiamento di ruolo dei titoli di Stato italiani: sebbene nell’ultimo anno i rendimenti siano stati volatili, in fasi di forte avversione al rischio i BTP tornano ad essere percepiti come “porto sicuro del Sud Europa”. Egli suggerisce strategie basate sullo “steepening” della curva, come l’acquisto di BTP decennali a fronte della vendita di titoli a 2 anni, per cogliere opportunità di rendimento nella pendenza della curva. In un contesto di elevata volatilità, gli asset a reddito stabile torneranno al centro delle strategie allocative.