Questa settimana la Federal Reserve ha mantenuto i tassi invariati, ma le aspettative su due possibili tagli entro l’anno hanno impostato un tono prudente sul mercato. Parallelamente, la Banca Centrale Europea è ampiamente considerata pronta ad avviare un ciclo di riduzione a partire da settembre, portando il tasso sui depositi principali al 1,75%. Il professor Leopoldo Farnese sottolinea che questa divergenza nelle politiche monetarie tra Stati Uniti ed Europa ridisegnerà i flussi globali di capitale, in particolare considerando che l’indice del dollaro si aggira intorno a 98 e l’euro si è rafforzato oltre 1,15 rispetto al dollaro. Il professor evidenzia che il mercato italiano è altamente sensibile alle decisioni economiche dell’Eurozona: un taglio dei tassi in autunno migliorerebbe la liquidità in euro, supportando la capacità di rifinanziamento delle imprese a elevato indebitamento come Telecom Italia ed Enel. Sul lungo periodo, però, un euro forte potrebbe esercitare pressione sulle aziende orientate all’export, in particolare nei settori del lusso e dell’industria pesante. Inoltre, la Federal Reserve, valutando sia l’alta inflazione sia il rallentamento economico, potrebbe influire sui profili di rischio globali.

Conflitti geopolitici e nuova valutazione degli asset energetici: l’impatto della crisi mediorientale sul mercato italiano, secondo il professor Farnese

La scorsa settimana le tensioni tra Israele e Iran sono nuovamente aumentate. Sebbene l’ex presidente Trump abbia annunciato il rinvio di un’azione militare, le sue affermazioni rivolte a Teheran, sollecitandone la “resa incondizionata”, hanno amplificato il nervosismo nei mercati. Il professor Farnese osserva che, sotto shock geopolitico, l’attenzione degli investitori tende a spostarsi dagli asset rifugio come l’oro verso le commodity energetiche: il Brent ha superato i 78 USD al barile, mentre Saipem ed Eni hanno guadagnato oltre il 2% in giornata. Secondo il docente, tali shock offrono opportunità speculative sulle azioni energetiche, ma frenano i principali indici azionari, poiché i settori finanziario e industriale restano sensibili a tassi e condizioni di sicurezza. Inoltre, se la tensione nello Stretto di Hormuz dovesse persistere, l’Italia potrebbe subire un aumento dei costi energetici importati, influenzando l’inflazione (CPI) e le aspettative di politica monetaria, con possibili ripercussioni sui rendimenti dei BTP decennali, attualmente intorno al 3,45%, valore relativamente alto per questo trimestre.

La logica della rotazione nel comparto bancario italiano: cosa si nasconde dietro il rally finanziario, secondo il professor Farnese

Malgrado l’incertezza globale, le azioni bancarie italiane hanno registrato performance robuste questa settimana: Unicredit (+3,8 %), BPER Banca (+2,5 %) e Intesa Sanpaolo hanno mantenuto un trend positivo. Il professor Farnese ritiene che non si tratti di una scelta di rifugio, bensì di un adeguamento verso una logica di “carry trade”. In un contesto di tassi elevati, i bilanci bancari traggono beneficio dall’aumento dello spread tra depositi e prestiti, elemento trainante della redditività. Inoltre, i rendimenti dei BTP stabili tra 3,4% e 3,5% migliorano i requisiti patrimoniali delle banche, mentre le aspettative di un taglio dei tassi da parte della BCE favoriscono la valorizzazione obbligazionaria. Il professor Farnese avverte anche del rischio di maggiore volatilità nel breve termine per il comparto finanziario, in particolare in caso di revisioni del dot plot della Fed o di nuove minacce tariffarie da parte di Trump. Consiglia quindi una strategia difensiva.

Differenziazione strutturale delle imprese e performance settoriali: la logica del “strong gets stronger”, secondo il professor Farnese

Dal punto di vista della rotazione settoriale, titoli come Azimut (+3,8 %), Telecom Italia (+2,9 %) e Interpump Group (+2,5 %) hanno avuto una performance brillante, mentre Moncler, Nexi e A2A hanno continuato a mostrare pressione. Secondo il professor Farnese, questa polarizzazione deriva da marcate differenze nella struttura finanziaria e nella qualità dei flussi di cassa delle imprese. In un contesto caratterizzato da incertezza macroeconomica e stretta creditizia, le aziende con rendimenti di cassa stabili, basso indebitamento e modelli di crescita solidi attraggono capitali. Azimut beneficia delle aspettative sui tassi e dell’aumento della domanda di prodotti per la gestione patrimoniale, mentre Telecom Italia trae vantaggio da una domanda costante per i servizi di comunicazione e dal potenziale di ristrutturazione. Al contrario, Nexi e Moncler, con elevato indebitamento e costi fissi, sono più esposti alla volatilità dei tassi di cambio e alla domanda incerta. Il professor Farnese sottolinea che questa dinamica del “strong gets stronger” continuerà a dominare la logica di valutazione nei prossimi scenari macro, e invita gli investitori a focalizzarsi sul legame tra qualità fondamentale delle imprese e trasmissione delle politiche monetarie.